La vita sboccia
Anche nelle situazioni più difficili della vita, quando il dolore e l’angoscia ti bloccano il respiro, ti annichiliscono il desiderio di vivere giorno dopo giorno, si portano via la vitalità che a fatica – nel duro percorso della fragile esistenza umana – hai conservato, esistono situazioni nelle quali hai la sensazione che la vita continuerà, che ci saranno altre albe e altri tramonti, mentre la natura sboccerà sotto ai tuoi occhi increduli. Così ho raccontato il mio dolore per i lutti che mi affliggono all’orto di terra rosso-scura, in Istria, a Stridone. Ritorno sempre lì, con il pensiero e con il corpo, alla ricerca di risposte che non arrivano mai ma con il cuore gonfio di amarezza che trova un minimo ristoro. L’aria frizzante delle montagne, pura come in un racconto mitologico, riesce a trascinare via, quasi a sradicare, quell’oppressione che da tempo mi affligge. Ho parlato all’orto, a quel fazzoletto di terra davanti a casa, circondato da un muretto carsico e da una rete metallica consumata dal tempo. Un orto con molti alberi: il nocciolo, i fichi, il susino, il rigoglioso alloro, il pino secolare d’alta montagna (portato lì dai miei avi venuti da Tolmezzo), il noce, l’antico gelso e il sambuco che gli vive accanto, in un abbraccio che sembra simbiotico. Ci sono le piante di rosmarino, di salvia, di santoreggia, di timo, di melissa, di menta, di ruta. Fioriscono i fiori in tutte le stagioni, a cominciare dai bucaneve quando il freddo taglia ancora la pelle; i giacinti, le ortensie e gli iris in primavera; le rose e i narcisi quando è quasi estate. Ma l’orto desidera altra vita, brama le sue radici, cerca il nutrimento dei cicli che si rigenerano. Così gli ho portato tante piante, tanti semi, riempiendo i suoi spazi, rendendolo ricco. In estate il silenzioso orto mi restituirà la fatica della cura che gli ho dedicato, tra il dolore e le lacrime che ha percepito e gli ho raccontato, quando molte cose saranno finite e il vuoto dentro di me cercherà una via essenziale per essere riempito.