Sognando il mare
Capita nelle lunghe giornate di uno scrittore, impiegate a riempire fogli vuoti, a fare ricerche, a cancellare e riscrivere, di sentire il bisogno di trovarsi altrove. In fondo raccontiamo le vite degli altri, descriviamo vicende che non ci riguardano direttamente, mettiamo parte di noi stessi o tutti noi stessi nelle riflessioni che accompagnano le storie. Non è esserci però, non siamo noi la storia, si tratta di un’imitazione della vita che serve da filo conduttore in un mondo di fantasia da inventare. Il computer diventa l’unico interlocutore, i blocchi per gli appunti sono le liste dei desideri, i libri da consultare sono i mentori, le agende con gli inviti a scrivere la propria storia sono lo sprono.
Eppure la mente così impegnata ad immaginare e trasformare la fantasia in parole, trova il tempo di evadere e sognare di trovarsi al mare. Sì, il mare, la spiaggia, le camminate sul bagnasciuga oppure i passi incerti sulle scogliere; la poco poetica tintarella, i drink in spiaggia, la brezza e la salsedine. La mente corre ai luoghi familiari, dove ho trascorso l’infanzia: il mare limpido, gli scogli impervi e la natura selvaggia che così bene si combinano al mio carattere.
Poi il mare lagunare di Grado, le spiagge attrezzate per i turisti, i viali con i pini marittimi, gli alberghi liberty che hanno segnato le estati della mia giovinezza, dai vent’anni fino alla maturità.
Infine il sogno di un’estate, anni fa, a Sorrento e in Costiera amalfitana, dove la bellezza del Mediterraneo era magia.
Scrivere è l’esperienza più importante della mia vita, il senso compiuto di una ricerca che è iniziata a sei anni, quando componevo piccole poesie per mia madre. Le fiabe scritte alle elementari, i temi troppo lunghi alle medie e alle superiori, i primi articoli pubblicati in Italia, i racconti e i libri dell’età adulta. Sono le tappe fondamentali di una vita non molto felice ma di certo coerente. Poi però, tra un paragrafo e l’altro, il desiderio di sentire il profumo del mare nei giorni di riposo diventa un bisogno forte, profondo, impellente, e l’estate che avanza rappresenta un richiamo alla vita e alla leggerezza che contagia persino me, oscura scrittrice misantropa, rintanata in un appartamento pieno di libri, film d’antan e malinconie.