La magia della laguna
Nella mia regione, il Friuli Venezia Giulia, vi è una lingua di terra che si confonde col mare e forma la caratteristica laguna sabbiosa, una particolare conformazione lagunare che unisce idealmente il nostro territorio a Venezia. Da anni Grado è meta del mio tempo libero, in diretta “concorrenza” con il profondo legame che mi unisce alla mia terra natia: Stridone e l’Istria. La laguna gradese, lo stile del borgo di marinai divenuto borghese, ospita uno dei nidi della mia esistenza, un piccolo mondo sicuro dove trascorrere del tempo con mia madre e dove ricordare i tanti momenti felici quando c’era ancora mio padre. Spesso da Grado mi muovo verso un altro luogo, un’enclave della Serenissima in territorio austro-ungarico, Marano Lagunare, dove la laguna si stringe intorno ad una cittadina di pescatori orgogliosi della loro parlata veneta.
I colori di Marano sono vivaci e classici al contempo, vanno dal rosso veneziano al beige, dalla pietra nuda ad un intenso turchese che mia madre chiama color perlin, un prodotto usato da mia nonna per rendere la biancheria più brillante. La laguna di Marano è ricca di pescherecci attraccati uno dietro l’altro, di pontili che collegano gli isolotti, di calli veneziane e di simboli della Repubblica di Venezia che non si possono dimenticare.
Camminare tra le viuzze, nelle piazzette, accanto ai ristoranti di pesce e alle osterie vecchio stile, per me è un’esperienza sempre nuova, stimolante, foriera di serenità. Marano è stata della Serenissima per quattrocento anni, proprio come l’Istria. Mi ritrovo nell’idioma di questa cittadina e nelle sue usanze, come le processioni religiose che qui sono identiche a quelle di secoli fa; mi ritrovo nella fisionomia della gente, nel gusto di vivere una vita semplice lontano dai fragori turistici della vicina Lignano. I suoi angoli pieni di fiori, i suoi vicoli con le finestrelle basse, le sue piazzette con gli ulivi, sono scorci presenti su un passato al quale sento di appartenere.
La laguna sabbiosa di queste due cittadine, il loro mare prevalentemente calmo, la leggera brezza che al massimo scompiglia i capelli in queste calde giornate settembrine, diventano i luoghi ed i frangenti in cui fermarmi e riflettere. Il momento ideale per me è il tardo pomeriggio, quando sopraggiunge la sera, quando il sole cala sulla laguna e qualche nube offusca la sua intensità, regalando un’atmosfera che sa di cipria e sabbia vaporosa. Al mattino la mia mente è un vortice di idee, di progetti, di sogni e di ambizioni, di speranze e di grandi delusioni. Poi ci sono domeniche come quella appena trascorsa, nella laguna, al calar del sole, dove tutto sembra fermarsi. Mi ritrovo a riflettere sulla mia vita, al di là dei progetti, al di là dei crucci: gli anni che passano mi lasciano ricordi, insegnamenti, cicatrici e un mare di rimpianti. Eppure la bellezza e la semplicità mi incantano ora come mi incantavano da bambina, quando a Grado ci andavo con i miei parenti triestini, quando qui non avevo una casa di famiglia e non conoscevo la vita, ma ugualmente la laguna al tramonto mi dava tante emozioni. Il sole irradia il mio corpo, la brezza lo accarezza, il mare posa la salsedine sul mio viso, la sabbia massaggia i miei piedi nudi; ecco, queste sono le sensazioni che ho sempre provato e che mi hanno fatto sentire viva anche nei momenti in cui avrei voluto morire. La laguna che per molti è malinconica, triste, dai colori troppi grigi, per me è il luogo dove ritrovare la voglia di vivere, un altro giorno e un altro ancora.
A volte la magia consiste in questo, in un semplice sentimento di pace e di istinto a continuare, a non arrendersi, a far scorrere via tutto ciò che ci ha ferito. Il sole scompare in un baleno, il cielo si fa nero e appare la luna, tonda, dorata, ad illuminare la via ideale che devo percorrere.
Oggi è un altro giorno, pieno di impegni e di obblighi a volte ripetitivi, però prima che il sole cali sul golfo di Trieste, prima che arrivi una nuova notte, volgo i miei pensieri alla laguna non lontana, a quella sensazione di quiete che mi aiuta a raccogliere le idee e a non arrendermi all’ostilità che il destino delle volte mi riserva.