Le ultime rose dell’anno
In un insolito fine settimana di ottobre, ho visto fiorire le ultime rose nel giardino di campagna. Sono uscita nell’aria mattutina con un vestito leggero, ho lasciato le mie tracce sull’erba bagnata e ancora verde, ho guardato la valle in un pomeriggio di luce accesa, contrastata dalle nubi in arrivo. Il giorno dopo la bora ha sferzato gli alberi, ha alzato cumuli di foglie secche portandole lontano, ha aperto le porte ad un inverno che si intravvede in lontananza. Il sole ora diventerà debole, non riscalderà più la terra come prima e il freddo congelerà ogni cosa.
Sembra una metafora questo insolito autunno, una metafora della vita. I cambiamenti repentini, inaspettati e bruschi cambiano le nostre esistenze, cancellano le nostre illusioni, le nostre ingenuità e non consentono di tornare indietro. Il cambiamento improvviso ci sorprende e ci disorienta, ci lascia basiti come fossimo bambini. Eppure nel cambiamento, solo nel cambiamento, troviamo il senso del vivere, dell’esserci, del maturare. Nessuna stagione come questa ci mette di fronte al senso della maturità, della presa di coscienza, dell’essere pienamente adulti. Nella fioritura delle rose ho colto il regalo fattomi dal prolungamento della stagione calda, stagione che è gioia e spensieratezza, bellezza e giovinezza, illusione e sensualità.
Ho colto le rose del giardino, le ho portate via prima che il vento del nord togliesse loro quella promessa di eterna giovinezza, come un chiaro di luna in una mattina di primavera. Nella casa di città, sistemate in vasi da fiori, sono l’ultimo raggio di calore di quest’anno che si chiuderà a breve. Saranno il rosso e il rosa dei petali e il verde delle foglie lucide a farmi entrare nella stagione del freddo che screpola la pelle, del vento che scompiglia i capelli. Sistemate tra i libri, i film, il disordine di oggetti e appunti, le ultime rose dell’anno sono il preludio di una stagione di fioriture che sento arrivare nella mia vita.