Una sera d’inverno, a Buie
Scrivo e pubblico libri dal 2007, oltre a racconti e testi teatrali. Mi è capitato di fare molte presentazioni, di partecipare ad eventi, di fare interviste e d’incontrare il pubblico in svariate occasioni. Il più delle volte sono situazioni formali, fredde, asettiche quasi, dove l’affetto del pubblico – piccolo o grande che sia – non è facilmente percepibile. Infatti da tempo cerco di diradare le mie apparizioni pubbliche, di declinare inviti ad eventi, anche se mi riguardano direttamente. Poi, però, fare certe eccezioni è davvero rincuorante e consente di godere di momenti magici. Buie è una cittadina che in più occasioni mi ha garantito grandi soddisfazioni e l’affetto di un pubblico raccolto, empatico col mio modo di sentire. Così in una sera d’inverno, a ridosso delle festività natalizie, sono stata invitata ad una serata in un delizioso locale del centro storico, dove l’associazione “Vecia Buie” mi ha organizzato un benvenuto indimenticabile, con dolci e canti natalizi. Il locale appartiene ad una pittoresca coppia di commercianti creativi, Roberto e Irina Dušić, e si chiama “Al Vecio Forno”.
Infatti prima del grande esodo di istriani era effettivamente un forno dove i buiesi acquistavano il pane fresco. Attualmente è un negozio molto originale, con oggettistica e souvenir artigianali in stile country, apprezzato dai turisti e dai buiesi che possono trovare l’angolo bar, gestito da Roberto che è un vero e proprio personaggio da romanzo francese d’altri tempi.
La deliziosa serata mi ha dato l’opportunità di parlare di questo blog, del mio impegno per riscoprire e promuovere le tradizioni istriane (borghi e paesi, luoghi di culto, credenze e la nostra straordinaria cultura del cibo e del banchetto). La giornalista Erika Barnaba ha riassunto il mio impegno in un articolo esaustivo che la Voce del Popolo, quotidiano del gruppo Edit di Fiume, ha pubblicato concedendomi notevole spazio.
La mia esposizione è stata accompagnata da musica e canti della tradizione popolare buiese, dalla lettura di una ricetta caratteristica per il Natale in dialetto istro-veneto, da dolci in abbondanza e vino offerti dai partecipanti che hanno fatto il massimo per farmi sentire a mio agio, apprezzata e benvoluta.
Difficile raccontare in poche righe il significato dell’accoglienza per un istriano, basti dire che per noi nulla è troppo quando si deve dare il benvenuto ad un ospite gradito. Nonostante la modernità che impone velocità assoluta, individualismo esasperato, menefreghismo esagerato e sempre meno interesse per la cultura tradizionale, esistono luoghi come Buie d’Istria dove gli abitanti conservano quello spirito di comunità e di condivisione che chi vive nelle metropoli può solo sognare. L’abbraccio di Buie mi ha commosso, ho ritrovato il ricordo di mio padre in chi l’ha conosciuto e apprezzato, mi sono sentita parte di una comunità ristretta ma ricchissima che mi manca terribilmente nella vita quotidiana. Tornerò in questo luogo del mio passato e del mio presente, per raccontare un futuro da ricreare tutti assieme.