Il bosco in inverno
Lo scrosciar del bosco contorto dal vento gli diceva che l’inverno era lungo e rigido: ma per la sua antica esperienza sapeva che il vento, la pioggia, la nebbia e la neve erano necessarie perché la terra s’impregnasse d’umido, gli alberi si spogliassero delle foglie, le sorgenti rigurgitassero di acqua, e ogni cosa infine riavesse dall’inverno i germogli della primavera.
Grazia Deledda “Il vecchio della montagna” (1920)
Camminare d’inverno nei boschi, tra gli alberi spogli, l’erba rinsecchita, i sentieri umidi, il colore grigio che domina il sottobosco con qualche punta di verde, dona al cuore una quiete profonda che invita alla calma e alla riflessione, ad una lunga pausa dalla frenesia. La natura in inverno si assopisce, si copre della grigia coltre intessuta dal freddo, dal ghiaccio, dalla bruma. La vita è celata agli occhi, non mostra i suoi colori e la sua vivacità. Eppure è lì, sotto ai piedi, alle radici, alle rocce, in attesa di germogliare a primavera. I sentieri conducono in mezzo agli alti alberi che hanno perso il fogliame, il verde è poco presente; la visuale del suolo, dei precipizi, dei tronchi nudi, delle rocce carsiche spoglie, mostra gli anfratti segreti del bosco che in altre stagioni non si possono vedere. Mi piace camminare in mezzo ai segreti, ai nascondigli celati, su sentieri rocciosi, impervi, dove la natura mi mette alla prova.
I cani sentono l’odore degli animali selvatici, lo annusano a grande distanza, mi avvisano della loro presenza e dei loro passaggi impressi sul fogliame rinsecchito e sull’erba arsa dalla brinata. L’Istria interna, nelle sue aree carsiche, ospita la mia casa sorta su una roccia, ai margini di un piccolo abitato. Oltre la casa il nulla, o forse il tutto, composto da alberi, formazioni carsiche, sentieri, passaggi, radici profonde. Ecco spuntare qua e là il pungitopo, con le sue foglie lucenti di un verde intenso e i suoi frutti rossi, sanguigni, che creano un contrasto cromatico eccezionale con il grigiore boschivo.
Rifletto sull’anno appena iniziato, sui percorsi da fare, sugli ostacoli che inevitabilmente troverò: una vera metafora del bosco, dove ogni cosa costa fatica e gli ostacoli sono dappertutto. Le stagioni coloreranno questo mondo nelle tonalità del passaggio dei mesi, dell’intensità del sole e della pioggia, del vento e dell’arsura.
Un po’ come l’esistenza, nelle sue fasi prevedibili e in quelle meno prevedibili, quando i colori scarseggiano o quando sono vivaci, lasciandoci però esperienze e conoscenze che arricchiranno il nostro vissuto. Sento la metafora del bosco profondamente in me stessa, in questo momento della mia vita dove i bivi non mancano, gli ostacoli abbondano: la visuale però è chiara, limpida, come il Carso della mia terra natia, circondato da splendidi alberi che mi permettono di guardare oltre le barriere. Sarà un anno complesso, con tanti impegni e tanti progetti, con le soddisfazioni che l’ultimo scorcio di dicembre mi ha lasciato, con le idee che spingono indisciplinate per essere realizzate. Tornerò nel bosco a inizio primavera, quando la vita comincerà a germogliare, quando la terra si preparerà alla fioritura, e mi indicherà su quale percorso continuare, tra il canto degli uccelli che ritorneranno e il verde della terra che si mostrerà di nuovo.