21 Maggio 2013

La donna e l’arte

By admin

 

Nella seconda conferenza sull’apporto delle donne alla cultura, tenutasi presso la libreria Borsatti di Trieste, si è affrontato il vasto tema delle donne nelle arti. Oltre ai consueti relatori Guido Marotta e Elena Radin, fondamentale è stato l’intervento della pittrice Alenka Deklic. Il coinvolgimento del pubblico è immediato quando l’artista presenta un’opera “enigmatica”, se osservata senza la dovuta profondità. Una tela bianca, uno spazio quasi illimitato, ed alla base, nomi e cognomi di donne che hanno fatto la Storia e il Tempo dell’uomo. Chiede la pittrice: “Chi può essere l’artista che ha fatto l’opera? Donna o Uomo?”. Poi cita un pittore contemporaneo tedesco che, dall’alto di una cultura patriarcale ancora viva e vegeta, afferma che le donne non possono essere delle vere artiste, perché “incapaci” di dipingere o scolpire. Un’amara riflessione iniziale sulla condizione femminile, quella reale, lontana dagli stereotipi di “vincente femmina cinica” proposti dai mass media. La posizione maschilista del pittore teutonico è così radicale che egli attribuisce alla mano femminile solo qualche trascurabile esempio nel campo della Body Art. Atteggiamento questo diffuso in quasi tutte le epoche, basti pensare che la donna è raffigurata nell’ottanta percento delle opere esposte nei musei di tutto il mondo, mentre solo il cinque percento di esse è realizzato da donne. Questo a dimostrazione che le arti sono state precluse all’universo femminile per moltissimo tempo, non tanto nella realizzazione, quanto nella diffusione e nel riconoscimento da parte della comunità. Oggi le artiste stanno aumentando considerevolmente di numero, come anche le direttrici dei musei e le collezioniste, però il percorso da fare è ancora lungo e insidioso. Eppure le donne sono sempre state presenti nell’affascinante mondo dell’arte pittorica, fin dal Medio Evo, quando nell’isolamento dei monasteri erano all’opera tante raffinate miniaturiste. Difficile stabilire chi fossero, in quanto fino all’Umanesimo le opere non si firmavano. Con il Rinascimento cambia la prospettiva nelle arti figurative e si apre un mondo nuovo, meno ostile alla presenza femminile. Ed ecco che nel Cinquecento appare una figura importante, Artemisia Gentileschi, figlia d’arte, formatasi nella bottega del padre. Alle donne era vietato accedere alle Accademie, fatto questo che non impedì alla talentuosa artista di trovare il modo di esprimersi. Fece da modella al Caravaggio a soli dieci anni e, del grande pittore sarà seguace, diffondendone il metodo artistico. In età giovane sarà vittima di un abuso sessuale da parte di un suo maestro, a cui il padre l’aveva affidata per imparare il mestiere del pittore. Indomita e orgogliosa, intenterà una causa contro l’uomo; torturata per ottenere l’abiura dell’accusa, non cederà e vincerà il processo. La sua figura è ancora attuale, rappresenta l’emblema femminista della donna accusata di essere una “provocatrice” in caso di stupro. Lo stile di Artemisia è segnato da un forte realismo pittorico, inclusi gli autoritratti, dove l’artista rappresenta se stessa nell’atto di dipingere. Il Vasari dirà che la donna, essendo creatrice di vita, lo è anche nella pittura. Un interessante esempio del passato che sconfessa il moderno e subdolo maschilismo. Molte sono le artiste che si potevano citare, ma Alenka Deklic e Guido Marotta, cercano di sintetizzare l’apporto complessivo della donna con alcuni noti esempi che hanno fatto cambiare prospettiva nella ricerca creativa. Quindi si fa un salto temporale di secoli e ci  viene presentata la grande pittrice messicana Frida Khalo. Vittima di un grave incidente in età giovanile, l’artista condurrà una vita difficile, segnata dal dolore fisico. Paradossalmente questa forza distruttiva, intrisa di sofferenza, sarà la forza propulsiva nelle sue opere. Il dolore psicofisico, il carattere irrequieto, la ricerca della sperimentazione e anche dell’eccesso, faranno di lei una delle pittrici più interessanti e vitali della modernità. Dipingerà molti autoritratti, immobilizzata nel suo letto, con un grande specchio fissato sul soffitto. Una pittura surrealista, anche se lei non la definiva così, con intensi colori, in particolare il rosso, insita di una grande forza che ha impedito all’artista stessa di arrendersi alla morte. Nei potenti autoritratti, Frida fissa l’osservatore, quasi mettendolo a disagio con la sua sicurezza, quella di una donna che non abbassa lo sguardo. Un altro considerevole esempio di artista è Camille Claudel, divenuta universalmente nota per il suo apporto alla scultura. Vissuta a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento, questa donna indomita, ribelle, anticonformista, avrà una vita complicata, segnata da grandi passioni. Sarà la prima scultrice ad avere un atelier, assieme ad alcune amiche. Fin da piccola inizia a lavorare l’argilla, a creare figure insolite e originali. Si sposterà con tutta la famiglia a Parigi per studiare arte e qui incontrerà il suo uomo fatale, il maestro e l’amante, il noto scultore Rodin. Camille sarà l’unica donna ammessa nel suo atelier, la sua musa, la discepola alla quale farà cambiare via creativa. Avranno una lunga relazione, ma quando l’uomo la interromperà, lei cadrà in una profonda depressione. Questo stato psicologico precario la spingerà a realizzare opere di sempre maggior pregio, tanto che il suo riconoscimento crescerà senza sosta. Nelle sue sculture si passa dalla materia grezza alla forma, come in una sorta di metamorfosi. Nella fase del suo massimo riconoscimento, inizierà a fare opere più piccole, più contenute, frutto di un’introspezione psicologica sempre più minuziosa. L’ultima fase della vita sarà segnata dal ricovero forzato in un manicomio, voluto dalla famiglia, dove le sarà impedito di scolpire. Si spegnerà così un grande talento artistico. Oltre alle donne che si sono occupate d’arte in quanto creatrici, esistono figure essenziali che hanno fatto dell’arte una missione: i moderni mecenati. Una delle più note è sicuramente Peggy Guggenheim. Rampolla di una ricchissima famiglia, questa donna fondamentale darà a moltissimi artisti la possibilità di lavorare. Senza di lei mancherebbe un apporto considerevole alla cultura. Organizzerà mostre e scoprirà talenti, fino alla creazione dei noti musei e delle fondazioni.

Dalla pittura si passa ad un’altra forma d’arte vecchia di millenni, nella quale le donne hanno dato un contributo notevole, essendo anche numerose. Non potendole elencare tutte, Elena Radin ne sceglie due, un’europea ed una sudamericana, in rappresentanza di tutte le altre sparse nel mondo. Per l’Europa cita l’immortale Virginia Woolf, donna simbolo della sua epoca. L’elemento della preveggenze è forte in questa autrice, divenendo l’anticipatrice di uno stile letterario nuovo che ha segnato tutta l’epoca moderna. Contemporanea di Joyce e Svevo, sarà interessata sul piano narrativo al flusso di coscienza, allo scorrere del pensiero. Gli esempi dei racconti Gita al Faro e Le Onde, con intrecci di personaggi, di flussi vicini all’analisi psicologica, sono i capisaldi di un rinnovamento e della nascita del romanzo moderno. Per il Sud America viene citata una grande autrice vivente, nota a tutti, Isabel Allende. La sua stessa vita è un’epopea, un lungo peregrinare, in un mondo fatalista e poetico al contempo. Anche in lei troviamo l’elemento della preveggenza, ma in particolare il “realismo magico” che contraddistingue tutta la sua produzione letteraria. Lacerante e dolorosamente intimo il romanzo Paula, dove la Allende con infinito coraggio racconta le ultime fasi di vita della figlia. Splendido anche il richiamo a Ritratto in seppia, al centro di tutto, come di consueto per questa autrice, si pone il nucleo familiare.

Le altre due forme d’arte che si prendono in  esame, pur essendocene tante altre come il cinema, il teatro o la moda, sono la danza e la musica. Per la danza, accompagnata da proiezioni, ecco che appare la divina Isadora Duncan. La donna che ha, senz’ombra di dubbio, rivoluzionato il concetto di balletto ed ha di fatto inventato la danza moderna. Il suo intento era la libertà espressiva nel movimento, dove le danzatrici sono scalze, indossano tuniche che non mortificano il corpo. La bellezza del corpo deve esprimersi nella libertà, lontano dallo schema della danza classica che reprime il sentimento in una forzatura tecnica. Per la Duncan questo è un ritorno al classicismo greco, segnato dal un concetto liberatorio di movimento.

Per la musica, arte particolarmente riservata all’uomo, si “riscopre” un’interessante compositrice medievale, poetessa, mistica, filosofa, attiva in politica, l’unico “dottore della Chiesa” donna, tanto da poterla definire soltanto col termine “universale”: Ildegarda di Bingen. Di lei durante la conferenza sono stati fatti ascoltare dei brani tratti dal suo repertorio, potenti, eterni. Non ci sono molti altri esempi di compositrici del passato, sembra quasi che la musica fosse solo un mondo espressivo appartenente all’uomo, nonostante le donne l’abbiano sempre studiato. Oggi sappiamo che la presenza femminile nel mondo della musica, da quella impegnata al pop, è massiccio e imprescindibile, ma fino a non molto tempo fa fare un elenco di artiste compositrici era un’impresa per le riviste di settore. L’esposizione termina con una splendida musicista contemporanea, islandese, Bjork. Cantante, compositrice, attrice, quest’artista segna la sua produzione con una forte ricerca e sperimentazione, nonché un raffinato gusto per l’estetica.

A fine serata Alenka Deklic svela che l’opera esposta è sua ed invita il pubblico, le donne in particolare, a dare il loro contributo affinché quell’elenco di virtuose figure femminili si espanda e aumenti di numero.