La tradizione della Santa Pasqua
La primavera mostra il suo volto più bello, ricopre la terra di erba smeraldo e fiori variopinti, inonda i prati e fa sbocciare i rami degli alberi. Così giunge la Santa Pasqua, la più importante festività ebraica, poi divenuta anche cristiana. Il termine “Pasqua” deriva dall’ebraico Pesah, ovvero “passaggio”. Nel mondo ebraico questa fondamentale festività ricorda, mediante il sacrificio dell’agnello, il passaggio dell’angelo della morte che colpì i primogeniti dell’antico Egitto, risparmiando le case degli ebrei che avevano sacrificato l’animale, e consentì al popolo ebraico di fuggire dalla schiavitù attraverso il Mar Rosso, per incamminarsi verso la terra promessa. I Cristiani hanno poi attribuito alla Pasqua un nuovo significato, identificando l’agnello di Dio con Cristo stesso, morto e risorto, e hanno celebrato la resurrezione di Gesù che ha liberato l’uomo dalla schiavitù del peccato e dalla paura della morte. Nell’antichità le feste primaverili si sono fuse e confuse con le celebrazioni cristiane. Di alcune sono rimasti i nomi, altre invece hanno conservato i riti. In Germania e in Inghilterra le parole usate per indicare la Pasqua non sono di origine ebraica (Oster in tedesco ed Easter in inglese), sembrano invece derivare dal nome di un’antica divinità: Eostre, personificazione della primavera, simile a Flora presso i Romani. Oltre il nome delle festività ne sono stati assimilati anche alcuni simboli come il coniglio pasquale e le uova dipinte. Il coniglio e la lepre sarebbero infatti simboli della dea e il giorno dell’equinozio le si offrivano uova di serpente dipinte. Eostre era infatti una dea lunare, sposa di un dio solare che morì esattamente nel giorno dell’equinozio. Prima di morire però il dio l’aveva fecondata e sarebbe così ritornato alla vita in eterno, ricongiungendosi a lei. La simbologia delle uova tuttavia ha dato origine a riti e celebrazioni in molte parti del mondo, assimilandosi anche alla festività cristiana. Ho già ricordato il legame simbolico tra l’uovo e il cosmo, rappresentato dal mito della fenice che rinasce dalle sue ceneri attraverso di esso. Se nei paesi celtici del nord Europa si usava far rotolare le uova dalla cima di una collina per la festa di Beltane, per imitare il movimento del sole nel cielo, per la Chiesa Cattolica il rituale simboleggia la pietra che rotola dalla tomba di Cristo risorto. La tradizione del dono di uova è molto antica, risulta documentata fra i Persiani, dove era diffusa l’usanza dello scambio di uova di gallina all’inizio della stagione primaverile, rituale poi perpetrato dagli Egizi, i quali consideravano la bella stagione l’inizio dell’anno, i Greci e i Cinesi.
Spesso le uova venivano rudimentalmente decorate a mano. Mircea Eliade, storico delle religioni e accademico rumeno (1907-1986), scrive che il motivo dell’uovo cosmogonico, attestato in Polinesia, sia comune all’India antica, all’Indonesia, all’Iran, alla Grecia, alla Fenicia, alla Lettonia, all’Estonia, alla Finlandia, ai Pangwe dell’Africa occidentale, all’America centrale e alla Costa occidentale dell’America del Sud. Regalare uova di cioccolato, dunque, così come colorare le uova di gallina o usare dei decori che le rappresentano, sono rituali antichi che ci mettono in connessione simbolica – forse anche cosmica – con popoli diversi e lontani, con religioni differenti, in un ideale abbraccio di comunanza e rinascita della vita.
La Pasqua è quindi una celebrazione religiosa di fondamentale importanza per le religioni giudaico-cristiane, può ritenersi pure la festa di primavera per milioni di persone nel mondo che seguono, magari inconsapevolmente, antichissimi rituali riconducibili alla rinascita della vita e alla fecondità della terra.
I fiori sono simbolo e dono in questo periodo, assieme alle uova, come abbiamo visto; ricoprono i prati e abbelliscono i giardini, sono un degno corollario della festa e simbolo della primavera. Se il Natale è la festa della gioia, del fanciullo che è in noi, la Pasqua è la rinascita della vita, in tutte le sue forme e colori, un momento da vivere intensamente ricordandoci che la delicatezza e la soavità di questi giorni d’aprile sono i più belli di tutto l’anno. Una felice Santa Pasqua.