Il profumo dell’estate
Non ho mai amato troppo la stagione estiva, l’eccessivo caldo che ci accompagna oramai da decenni mi ha sempre disturbata, rendendomi nervosa e irascibile. Con l’età, si sa, le cose cambiano sempre. La mia precaria salute trova giovamento nella stagione calda, i fenomeni e i malesseri, anche intensi, che mi accompagnano al cambio di stagione, in autunno e in primavera in particolare, spariscono come per magia con il sol leone. Sole che segna anche il momento della mia nascita, ad agosto, sotto il segno del re dello zodiaco. Quest’anno ho trascorso un periodo abbastanza lungo in Istria, vivendo la magia del solstizio d’estate e i tramonti infuocati, il caldo torrido di un giugno rovente. Non ho curato le rubriche del mio sito, e di questo mi scuso con i lettori, perché nelle lande semi abbandonate della mia terra d’origine non ho provveduto alla connessione internet. Era molto tempo che non rimanevo tanto nel paese natio. Mi ha trattenuta il mio infinito amore per gli animali, di cui parlerò quando e se la situazione andrà a buon fine. La solitudine del borgo, il tempo che scorreva lento, come in una clessidra magica, ha spinto la mia mente alla riflessione e all’analisi del momento attuale. L’Istria non è quella di un tempo, soprattutto non è l’Istria che vorrei. I pochi abitanti di Stridone sono pieni di risentimento, infelicità, invidie feroci ed esistenze vuote, senza prospettive. Mi ha assalito un senso di sconforto, di desolazione, ed ho rivalutato la mia vita in una tranquilla (almeno per ora) città italiana come Trieste, con i tanti interessi e le mille cose da fare che caratterizzano la mia esistenza. Nelle brevi escursioni fatte nei dintorni del paese, spingendomi al massimo fino a Parenzo, sulla costa, quel senso di desolazione non è scomparso. Ho visto un turismo di basso livello, con punte di mediocrità e volgarità piuttosto alte; un’organizzazione turistica basata sul lucro più becero che raddoppia, se non triplica, i prezzi di ristoranti e bar e di qualsiasi altro servizio, trascurando totalmente la manutenzione degli stabilimenti, dove inciampare e farsi seriamente male è a dir poco possibile. Le bellezze naturali e paesaggistiche sono indiscutibili, eppure non sono riuscita a volgere il capo dall’altra parte per ignorare le brutture evidenti. Una permanenza tutto sommato negativa, quasi da dimenticare, se non fosse per quel profumo di estate che ha inebriato il mio organismo. Un profumo forte di mare, di pini, di rosmarino, esaltato dal sole cocente che pizzica la pelle e lo infonde nel corpo, nella mente. L’Adriatico azzurro si arricchisce di isolotti bianchi con la vegetazione smeraldo; davanti agli occhi si stagliano i paesi e le cittadine di sapore veneto, colorate e brillanti nella luce del tardo mattino. Vi sono scorci di azzurro intenso, di pietra calcarea, di aghi di pino che precipitano nel mare, dove la mente si perde e riemerge, assaporando il gusto malinconico di un tempo andato.
La campagna non è da meno, tra i campi di grano maturo e i prati falciati di fresco; le malinconie qui si combinano ai colori cipria e ocra della sera che avanza. Una leggera brezza giunge dalle montagne, mitiga la forza del sole che ha arso la vegetazione, e sprigiona un profumo intenso di fieno, di mille fiori dei prati, di libertà oltre ogni possibile costrizione.
Il potere della Natura, del Creato, mi è apparso in tutta la sua magnificenza; le brutture umane sono scomparse, per un momento, lasciando spazio ad una bellezza primordiale che porta alla gioia e alla commozione. Ci sono stati attimi in questa mia poco fortunata permanenza che è valso la pena vivere, assaporare, sentire nel profondo. Quando la sera calava il sole e i grilli si prodigavano nei loro canti, il mio sguardo volgeva al cielo, in attesa che apparissero le prime stelle, quei meravigliosi punti luminosi che ho sempre amato e desiderato raggiungere con la fantasia.
Un misto nostalgico di ricordi passati, di mio padre che amava questa terra, dei suoi occhi azzurri come il mare intorno alle isole; i nodi che piano piano si sciolgono, la vita che prosegue anche se siamo cambiati, anche se il vivere ci ha strappato gli affetti, lasciandoci smarriti e inermi. L’Istria, il mondo, la vita stessa, non sono come li vorrei, eppure invecchiando ho compreso il modo di estrarre dai cumuli di macerie e di cattivi pensieri, quella bellezza intensa e perfetta che è il senso del vivere stesso. L’estate, il suo profumo, mi daranno ancora emozioni e provocheranno riflessioni, ne sono certa; ringrazio la vita che, tra dolori e fallimenti, mi ha insegnato a vedere oltre l’ovvio e il banale. Il mio augurio sincero ai lettori è di vivere appieno questa stagione, nonostante il caldo e l’afa, nonostante l’esistenza che sa essere crudele, perché il profumo dell’estate porta gioia e bellezza al cuore ed è pura linfa vitale.