Pensando a Zoé
Ti ho conosciuta, leggiadra cubana, attraverso i tuoi libri; mi sono sembrati gocce di pioggia nel deserto dell’indifferenza e dell’ignoranza occidentale per i disperati degli inferni socialisti. Fai affermare a Patria, protagonista e tuo alter ego ne Il nulla quotidiano, di essere nata nell’isola che aveva voluto costruire il paradiso. Un paradiso fatto di miseria, di mercato nero, di cibo tesserato scambiato per un tubetto di dentifricio, della luce che manca sempre, dei vestiti sintetici cinesi che infiammano la pelle, di uomini e donne e bambini disperati che su zattere fatte di pneumatici sfidano l’oceano e gli squali per scappare via dal paradiso travestito da inferno. Un paradiso che giustifica le sue miserie nascondendosi dietro l’embargo e nascondendo i privilegi dietro le menzogne dei “fedeli della rivoluzione” che l’embargo non lo temono per niente. Sono falsità, invenzioni, crudeli bugie amplificate dagli esponenti di sinistra più sfigati del mondo, gente infame che per alloggiare negli alberghi cinque stelle, bere champagne a sbaffo e farsi le ragazzine in vendita, sarebbero disposti a glorificare il castrismo fino alla morte e dipingere gli esuli cubani come traditori dell’ideale socialista per un paio di jeans. Tutti pronti a salire sulle navi delle Ong nel Mediterraneo e, allo stesso tempo, condannare chi a Cuba non riesce a viverci più. Il cortocircuito culturale e ideologico occidentale raggiunge il suo apice in Italia, nazione molto confusa, con gli intellettuali tutti di sinistra se non di estrema sinistra, illiberali e arroganti che tutto possono accettare, persino una pseudo condanna a Stalin e Mao Zedong, ma mai e poi mai una critica alla “santa” rivoluzione cubana. Per l’intellettuale italiano, per lo scrittore di “grido”, per il giornalista prezzolato con delirio d’onnipotenza, Cuba e il castrismo sono la religione. Il credo c’è (il comunismo rivoluzionario), il “lider maximo” /profeta c’è (o c’era, Castro), il martire (Che Guevara) pure, di che altro un radical chic italico può avere bisogno? Di certo non di Zoé Valdés che con la sua verità dirompente rompe le uova nel paniere. Infatti, su Wikipedia Italia tu, pluripremiata scrittrice, regista, sceneggiatrice e blogger non figuri. L’Enciclopedia Treccani ti dedica solo qualche riga, e poi qualche articolo, qua e là, compare timidamente nelle ricerche Google in italiano. Così, in barba al politicamente corretto che in Italia si traduce nell’unica visione possibile, accettabile, imponibile (quella di sinistra che tutto può e tutto decide) voglio raccontarti ai miei lettori.
Zoé Valdés nasce all’Avana il 2 maggio 1959, nell’anno della vittoria della rivoluzione. Studia Pedagogia ma non si diploma, entra però nella delegazione cubana all’UNESCO e vive a Parigi. Come Patria/Yocarda del suo famoso romanzo Il nulla quotidiano, diventa editrice di una rivista che, nella realtà, si chiama Cine Cubano. Si sposa tre volte: con lo scrittore cubano Manuel Pereira Quintero, con l’ufficiale governativo Antonio Gonzales e con il regista indipendente Ricardo Vega. La giovane Zoé viene educata dalla madre e abbandonata dal padre che è ancora una bambina. Inizia a scrivere già a nove/dieci anni, grazie soprattutto alla nonna che leggeva costantemente molte poesie. Sua nonna aveva origini cinesi e irlandesi, riassumeva in sé mondi diversi, culture distanti che si incrociavano nei geni di un paio di generazioni. Nella sua infanzia ha sperimentato una condizione difficile da comprendere per chi non vive in un regime, una profonda dicotomia tra la narrazione dello stato e quella della famiglia. Se nelle scuole si esaltavano la rivoluzione, Castro, i combattenti contro i latifondisti e il capitale, a casa si diceva l’esatto contrario. In questo mi sento più vicina a Zoé che a chiunque altro faccia parte della mia vita, perché quella dicotomia la sento ancora nel profondo, pur non avendo mai creduto alle leggende e ai miti raccontati dal regime. In questo modo la sensazione di incomprensione risulta essere forte, lacerante, e un animo sensibile alle sollecitazioni cerca un modo per evadere. Quando Zoé ha sedici anni scrive la sua prima raccolta di poesie, Respuestas para vivir (1981), e il primo racconto lo pubblica a diciannove anni sulla rivista letteraria fondata dalla gioventù comunista cubana. Il primo romanzo, Sangre Azul, è del 1993. L’educazione di Zoé Valdés è stata quella della prima generazione istruita dopo la rivoluzione cubana; i suoi studi sono proseguiti all’Università dell’Avana dove ha studiato filologia e all’Alliance Francaise a Parigi. A Cuba ha iniziato anche la carriera di sceneggiatrice per l’Istituto di arte e industria cinematografica. Nel 1990 ha viaggiato negli Stati Uniti per realizzare il suo soggetto cinematografico Vidas paralelas, poi le riprese sono proseguite anche in Venezuela. Nello stesso anno il film ha vinto il premio Coral al Festival del nuovo cinema latino-americano. Zoé è ufficialmente esiliata da Cuba dal 1994 per ragioni politiche; in aperta opposizione al regime di Castro, il sogno della scrittrice è sempre stato quello di cambiare la scena politica cubana attraverso la scrittura. L’insofferenza al regime arrivava però da lontano, da quando fu arrestata negli anni ’80 per aver accompagnato due turisti spagnoli in giro per l’Avana, al tempo azione proibita dal regime castrista. Nel 1991 le chiedono di donare il premio ricevuto per meriti artistici al regime, lei però si rifiuta. Ne segue che Il nulla quotidiano viene pubblicato da un editore francese, senza aver consultato prima il governo cubano. L’unico scrittore ad aver agito allo stesso modo a Cuba fu Reinaldo Arenas, poeta dissidente, condannato a due anni di galera. A lui è stato dedicato il film Before Night Falls (Prima che sia notte), di Julian Schnabel con Javier Bardem e Johnny Depp; film raramente mandato in onda dalla televisione italiana (da quella privata naturalmente, non certo dalla pubblica che paghiamo tutti e che lo ignora del tutto) e ancora meno celebrato dalla critica. Dopo il massacro di 37 cubani che cercavano di lasciare l’isola a bordo di una barca, si dice speronata dalla guardia costiera, affondata ed i sopravvissuti lasciati a morire in mare, Zoé decide di andarsene a Parigi con il marito Ricardo Vega e la figlioletta Attys Luna (1994). In Francia tiene molte conferenze e si inserisce nell’ambiente culturale, trattando la poetica romantica con Jose Marti. Nel momento in cui Il nulla quotidiano esce in Francia, e lei inizia a rilasciare interviste, il regime cubano le proibisce di ritornare a Cuba. L’esilio sembra inizialmente una punizione, poi però si trasforma in una forma di libertà che le permette di farsi conoscere attraverso le pubblicazioni di studi e di opere letterarie. La sua produzione artistica si arricchisce di antologie di poesia e di romanzi, riceve molti premi letterari, tra i quali il Fernando Lara de Novela nel 2003 e pubblica anche libri per bambini. La sua opposizione al regime cubano era ed è totale, tanto da scrivere un articolo per El Mundo dove getta una luce nuova sulla controversa figura di Fulgencio Batista, definendolo antifascista prima del colpo di stato che lo riportò al potere nel 1952. Attualmente la sua penna puntigliosa e provocatrice si può leggere anche on line, grazie al blog zoevaldes.net dove continua ad attaccare i dogmi della rivoluzione cubana.
Ed è così che ti vedo io Zoé, una caraibica rivoluzionaria che colpisce attraverso la parola scritta, capace di raccontare un mondo che i più ignorano o, per convenienza, non raccontano. Sei un raggio di sole nelle tetre giornate raccontate sempre allo stesso modo, una raffica di vento che sbatte le porte e scrosta dalle mura l’intonaco di menzogne per svelare finalmente la verità. In Italia i tuoi libri si trovano, ma occorre cercarli un po’, perché nessuna rivista letteraria li promuove e nessun quotidiano li recensisce. Sei una donna pericolosa Zoé, specie in un paese come il mio che non ama le voci discordanti, perché la rivoluzione di Cuba piace troppo agli intellettuali nostrani e quel modello di privilegi di partito si perpetra anche qui. Il nulla quotidiano e L’eternità dell’istante sono i libri che amo di più, però leggere costantemente il tuo blog ti ha resa reale ai miei occhi, come se tu fossi un’amica alla quale confidare i pensieri. Non cambiare mai Zoé, non stancarti di scrivere la verità, di raccontare la realtà, di ribellarti ad una narrazione falsa e crudele che ti dipinge come una traditrice. Non hai tradito alcun ideale, sei stata te stessa e hai aiutato le persone come me ad esserlo altrettanto. Grazie Zoé, hasta la libertad siempre!