Promesse di mezza estate
Nel “giorno di mezza estate” realtà e sogno si confondono
W. Shakespeare
Questa è la notte di mezza estate, la più breve dell’anno. Il momento in cui il sole raggiunge la massima elevazione del suo moto apparente rispetto all’orizzonte; naturalmente lo spostamento del sole nel cielo è dato in realtà dal movimento della terra intorno all’astro, poiché come sottolinea Shakespeare, è la notte in cui realtà e sogno si confondono.
Solitamente la data cade il 21 di giugno però, a seconda dello spostamento del calendario, si verifica a volte tra il 20 e il 22, come quest’anno bisestile poco fortunato. I rituali legati al solstizio hanno attraversato culture ed epoche, popoli e civiltà, unendoli nella celebrazione della luce attraverso i fuochi. La festività cristiana che si è sovrapposta a questo antico rituale è la celebrazione di S. Giovanni Battista; in essa si vedono concentrate credenze e pratiche dell’antichissima festa del solstizio estivo. Come in quella del Natale, anche nella notte del 24 giugno, che si trascorreva vegliando, si credeva all’avvenimento di meraviglie e prodigi. La felce fiorisce e sfiorisce, concedendo a chi sappia impossessarsi dei fiori un potente talismano; le acque si tramutano in sostanze preziose, gli animali parlano, e tanti altri fenomeni incredibili avvengono in questa notte. Il momento solenne per i nostri avi era l’aurora, quando il sole danza tre volte sul mare e altrettante vi si tuffa: se si mostra con la faccia chiara, l’annata sarà buona.
Come l’astro, anche gli uomini si bagnavano nel mare, avendo l’acqua proprietà mirabili. All’alba era abitudine raccogliere l’erba di San Giovanni (iperico, verbena, artemisia e altre) che avrebbe protetto dai malefici. In questo giorno di buon augurio erano le infiorate che i giovani facevano sui davanzali e alle porte delle donne amate, con rami, fiori e frutti. I nati in questo giorno, si diceva, nascessero in “punto di stella” e mai avrebbero visto i fantasmi, mentre i battezzati avrebbero avuto fortuna nella vita. Il ruolo più importante lo aveva il fuoco, capace di rischiarare con le sue scintille la breve notte. In Istria, sia nelle aree interne che sul mare, si accendeva un falò davanti ad ogni casa e vi si bruciavano le sterpaglie e i residui delle potature, ma anche i fiori di S. Giovanni dell’estate precedente che avevano protetto la famiglia per un anno intero. Quando il fuoco consumava ogni cosa e lasciava le braci, queste si pestavano con pietre che provocavano scintille luminose nell’aria. I bambini saltavano attraverso i fuochi a piedi scalzi, come in una danza rituale, celebrando con la loro gioia il sole alla sua massima potenza. Sono ricordi antichi, reminiscenze di culture scomparse e sostituite, segni che incidono sentimenti primitivi come i coltelli aguzzi tagliano il mallo della noce per fare il liquore. Guarderò calare il sole sul mare del golfo di Trieste, lo vedrò immergersi nell’acqua in lontananza e spingerò lo sguardo oltre le colline che mi separano dall’Istria. Questa è una notte magica, seguita da un’alba di promesse e sogni da inseguire. Niente come il mare può fare da corollario al solstizio, nessun elemento naturale è così potente da esaltarlo e magnificarlo.
Vago con la mente tra gli scogli di S. Giovanni di Umago, la spiaggia dell’infanzia, il luogo e il toponimo dove osservare il sole tuffarsi dentro l’acqua. In qualsiasi posto vi troviate, qualsiasi cosa abbiate in mente di fare, riservatevi uno scampolo di tempo per vedere il sole tramontare e, se ve la sentite, risorgere. Potete farlo oggi o la notte di S. Giovanni, la notte di mezza estate attende per sorprendervi.