Aloe arborescens: potere curativo
L’aloe attualmente è una delle piante più usate nella fitoterapia, oggetto di studi importanti e di dibattiti anche accesi. Si tratta di una succulenta originaria dell’isola di Socotra, vicino al Corno d’Africa, apprezzata dagli antichi Greci, che cercarono di conquistare l’isola per procurarsi campioni della pianta. Da tempo naturalizzata nel bacino del Mediterraneo, la sua coltura è diffusa dall’Africa ai Caraibi. In questo articolo voglio parlarvi di una delle tante varietà di aloe esistenti e particolarmente interessanti dal punto di vista fitoterapico: l’aloe arborescens.
La sua coltura è diffusa in tutto il mondo e la resistenza al freddo delle nostre latitudini risulta superiore a quella dell’aloe vera, tanto che è utilizzata come pianta ornamentale nei giardini. In realtà le sue straordinarie proprietà, se conosciute, la trasformano in un tesoro da custodire. Il potere disintossicante e la benefica attività sul sistema immunitario suggeriscono come l’aloe arborescens sia un concentrato di principi attivi. Il gel contenuto nelle foglie è ricco di vitamine, aminoacidi e sostanze dal potere antiossidante. Grandi sono le sue capacità antinfiammatorie e depurative, accentuate dal fatto che la pianta protegge il fegato riducendo i depositi di grasso. A questo proposito, uno studio sull’aloe vera (Radha MH, Laxmipriya NP. Evaluation of biological properties and clinical effectiveness of Aloe vera: A systematic review) rileva come i fitosteroli ricavati dalla pianta regolano la scissione degli acidi grassi a livello epatico, mentre l’estratto ha contribuito a prevenire la steatosi epatica. Lo stesso studio analizza anche l’attività fortemente antinfiammatoria e il suo possibile utilizzo in campo oncologico. Queste potenzialità sono riconducibili in larga parte agli antrachinoni aloina e aloe-emodina. Lo studio sottolinea come il primo componente sembra svolgere un’attività chemioprotettiva e di prevenzione delle risposte angiogenetiche in cellule endoteliali umane (Rassegna sistematica sull’Aloe, Raffaella Bergaglio, 2016). Queste poche informazioni possono dare la misura dell’entità degli studi e del dibattito che si sta creando intorno all’aloe e al suo utilizzo. Tornando all’aloe arborescens, notevoli sono i benefici legati alla sua assunzione: migliora la digestione, accelera il metabolismo, rafforza le difese immunitarie, e come abbiamo visto, aiuta il fegato e combatte il colesterolo. Delle sue proprietà anticancro si è parlato abbondantemente sui media, specialmente dopo un servizio delle Iene (Mediaset), giudicato controverso e provocatorio. In particolare, si è discusso della ricetta a base di aloe arborescens, miele e alcol inventata da Padre Romano Zago, convinto delle proprietà della pianta. Il Padre brasiliano aveva iniziato a testare la sua ricetta nelle comunità indigenti della sua missione, e ben presto si rese conto nella pratica dei primi casi di cura di alcune malattie.
L’editore Editoriale Programma (per anni anche il mio editore) ha pubblicato il libro frutto della sperimentazione del religioso che, mai ha messo in discussione la medicina ufficiale, bensì ha proposto un’integrazione alternativa naturale e senza effetti collaterali. Oggi la ricetta del frate viene venduta nelle farmacie e tante sono le ditte specializzate in integratori naturali a produrre il preparato che si può acquistare in tutta sicurezza.
Qualunque sia l’idea che ci si possa fare intorno al valore terapeutico delle piante in generale, concludo questo intervento citando me stessa e la mia esperienza: l’aloe (l’arborescens e l’aloe vera) hanno contribuito a cambiare in meglio la mia vita. A causa di alcune disfunzioni organiche (tiroidite) e di diagnosi non tempestive da parte dei medici (non voglio infierire troppo, anche se vorrei) la mia salute era appesa a un filo. Non è facile convivere con delle intolleranze non diagnosticate che devastano l’apparato digerente o con una malattia autoimmune trascurata che provoca massicce alterazioni ematiche. La scelta naturale e l’uso quotidiano dell’aloe, per quanto mi riguarda, hanno mutato uno stomaco a pezzi, sanguinolento e pericoloso e gli esami del sangue simili ad un bollettino di guerra, in una vita ormai quasi normale con i valori che stanno tornando nella norma. Non dico che la mia esperienza possa essere estesa a tutti, però mi auguro di poter stimolare dell’interesse intorno ad una pianta oggetto di importanti studi scientifici. In Egitto, secondo la tradizione, piantare una pianta di aloe davanti alla porta di casa era un modo di assicurarsi felicità e lunga vita, per me guardare al passato insegna a comprendere meglio il presente.