Notti d’agosto
La poesia di Giovanni Pascoli, X Agosto, scritta in memoria del padre Ruggero, l’abbiamo studiata tutti a scuola e spesso imparata a memoria. Mi ha sempre colpito il dolore straziante del figlio che piange il padre, del poeta che racconta l’intimità del nido violato dal male e l’isolamento dell’artista che non comunica col mondo. Sono nata il giorno prima della notte di San Lorenzo, tra le stelle cadenti e la Via Lattea che illuminava la notte della mia venuta al mondo.
I bagliori luminosi nel cielo notturno, lo sciame meteorico delle Perseidi, hanno influenzato poeti e narratori in tutte le epoche, a tutte le latitudini. Un evento astronomico dedicato all’arcidiacono Lorenzo, vissuto al tempo dell’imperatore Valeriano e martirizzato il 10 agosto del 258 su una graticola. Così, le stelle che quella notte illuminano il cielo, per i Cristiani erano i carboni ardenti che uccisero il santo e anche le sue lacrime versate, diventate strisce luminose nel cielo, capaci di esaudire i desideri. I Romani invece credevano che le stelle cadenti fossero manifestazioni del dio Priapo, portatore di abbondanza, buona fortuna e prosperità alla terra. Più erano le stelle che scendevano sulla terra, più il futuro raccolto sarebbe stato abbondante. Il mito affondava le radici in epoche ancora più antiche, nella tradizione greca che racconta di Perseo e Andromeda, e in quella etrusca che parla di Acca Larenzia. Al giorno d’oggi i mezzi d’informazione, ai quali siamo sempre connessi, ci dicono i giorni ideali per osservare il fenomeno astronomico, le ore precise e anche i punti d’osservazione giusti. Infatti, questa sera, a quanto ho letto, sarebbe il momento ideale per trovare un’altura poco illuminata, un borgo antico in cima ad un colle, una casa di montagna dove sostare per osservare le stelle.
L’eccessiva informazione preclude ogni spazio alla magia, quel senso di scoperta inaspettata dinanzi ad un fenomeno che sorprende e fa viaggiare l’immaginazione.
Per me che d’estate creo luminosità soffuse con le lucette solari, mi accontento di un modesto terrazzo con piante e gatti che catturano gli insetti, la magia del cielo illuminato dalla luna piena che oscura le stelle o dalle scie luminose che compaiono quando il satellite non brilla tanto, l’ora esatta dello sciame meteorico non è affatto essenziale. La sera cala sul mondo, le case si illuminano di luci artificiali e anche i segni della storia, fortezze e torri, brillano d’oro e d’argento in mezzo al buio.
Sono metafore della nostra vita, degli anni che passano e del buio che incombe e che occorre rischiarare con le luci interiori. La bellezza di una notte di agosto non ha pari durante l’anno, mi sento di dirlo pur vivendo male il caldo e l’afa di questo periodo; il cielo non sarà così pieno di astri, di meteore, di satelliti artificiali che sfrecciano ad alta velocità, di pianeti brillanti e visibili a occhio nudo nelle stagioni che arriveranno.
Questa notte guardiamo al firmamento, a quell’Universo infinito che la nostra mente non può concepire, a tutti quegli atomi provenienti dalle stelle di cui siamo composti e che ci guidano nei nostri brevi percorsi terreni su sentieri che non conosciamo. Guardiamo alle stelle, perché sentendoci piccoli dinanzi all’immensità, ci sentiremo grandi allontanandoci dalle miserie terrene.