Memorie di fine estate
L’estate sazia ormai delle sue feste,
tiene la corona nelle mani inaridite
e la butta via – è sfiorita –, si china
inquieta e vuol farla finita.
Hermann Hesse
Anche quest’estate è giunta alla fine, settembre bussa alle porte e fa danzare la pioggia sui tetti. Il mare cambia colore e dal blu intenso sfuma in riflessi argentei; nel cielo mescolanze d’azzurro estivo e bianco delle nubi: preludio d’autunno e di aria color miele. Un’estate difficile, ardua come solo l’uomo poteva renderla, chiusa in gabbia, con la museruola, e mesi indecifrabili, invivibili.
Ma il ribelle non si fa domare, l’anarchico non si fa piegare. Lo spirito di avi battaglieri, di generazioni combattive mi anima e mi obbliga a strappare i bavagli, ad alzare il capo. Me ne sono andata tra borghi, chiese e campanili; tra le onde del mare, i pini e le scogliere. Non ho badato alle minacce e alle paure, ho scalato montagne di desideri e attraversato praterie di silenzi.
La vita scorre nelle vene e non vuole recinti, reticolati, maschere deformanti. Il sole ha rischiarato la via e il cammino ha battuto sentieri polverosi, tra vicoli deserti e tesori nascosti nel buio di un’epoca vile.
Un’estate italiana, dalle lagune sabbiose agli Appennini, cercando il senso di un Paese che ha perso la bussola ma non la bellezza. Le dolci e dorate colline toscane, le torri e i palazzi, il profumo del vino e l’aroma degli ulivi.
Una mescolanza di umori e di ricordi, di sogni e desideri sfumati, tra le strade e le vie di una città che ha la storia impressa sulle sue mura. Mi interrogo sulla mia storia, sulla mia vita. Gli anni lasciano segni, diventano numerosi e l’esistenza si fa evanescente. Ricordo giorni d’estate tra le chiese istriane, tra borghi e torri con meno magnificenza, immersa nello spirito di antenati sconosciuti e silenziosi passi su terreni scoscesi.
Tutto scorre come nel fiume di Eraclito e ciò che ho visto, provato, pensato, non tornerà più. Penserò a questa estate come alla gabbia divelta da dove fuggire e cominciare a correre, sempre più forte e sempre più lontano, mentre gli altri urlano e condannano e si stracciano le vesti. Mi vedrò libera tra vele e alberi maestri, lungo gli argini dei fiumi e in mezzo alle vette dei monti, non ricorderò museruole e bavagli, poiché chi è libero non può essere imprigionato e chi è schiavo non può essere liberato.
Saluto l’estate senza malinconie, ringrazio il mio cuore che mi fa viaggiare e attendo le piogge, il vento e l’oro delle foglie di una stagione che mi porti via sulle sue ali.