A pochi giorni dall’uscita del mio ultimo libro L’abisso socialista, il sito web di una nota libreria triestina classifica il volume al quarto posto delle sue vendite. Ci sono due autori stranieri e la biografia di Giorgia Meloni che lo precedono, in un elenco di dieci libri scritti da noti autori e pubblicati da altrettanto noti editori. Una soddisfazione notevole per chi come me ha faticato tanto per trovare un suo spazio editoriale, una dignità di autore e un pubblico non circoscritto a pochi lettori locali. Ed è proprio questo pubblico che voglio ringraziare, voglio ringraziare voi lettori che mi premiate con l’attenzione e il rispetto che mi è mancato da tante persone in questo difficile ambiente. Ho iniziato il percorso letterario nel 2007 con il mio primo romanzo, ancora molto acerbo ma pieno di passione ed entusiasmo. Non conoscevo nessuno, mi muovevo in un mondo del tutto nuovo e non ho mai ricevuto alcun aiuto, neanche dopo anni e una decina di libri pubblicati (alcuni con un notevole successo di vendite). Il fatto di non appartenere ad associazioni, consorterie, gruppi, di non essere la figlia, la nipote, l’amica o l’amichetta di qualcuno, fidatevi, penalizza non poco. Eppure, alla fine della fiera, ciò che conta è soltanto il pubblico di lettori, coloro che si prendono la briga di comprare il libro e di leggerlo, decretandone il successo o l’insuccesso. Nelle varie associazioni culturali o identitarie nella zona confinaria in cui vivo, pubblicare un libro significa usufruire di denaro pubblico per enfatizzare il proprio ego, scrivendo libri con un costo sulla collettività che nessuno mai leggerà; cosa completamente diversa è andare nelle librerie con il proprio lavoro, sia nelle librerie fisiche che in quelle on line, e confrontarlo con i lavori altrui, in una lotta dura per conquistare i lettori che non sono numerosi come gli spettatori dei talk show televisivi. Ci vuole tempra e soprattutto capacità, dato che per primo va convinto l’editore, ovvero colui che “caccia moneta” e fa un investimento – un vero e proprio rischio d’impresa – sul libro e sul suo autore. Quando poi si è culturalmente come me, cioè poco propensi al politicamente corretto, infastiditi dall’incapacità di prendere una posizione e nemici giurati del pensiero unico, muoversi in un ambito in mano alla sinistra radicale e snob, oramai da decenni, sembra essere una specie di suicidio intellettuale. Invece è una grande sfida, una lotta senza quartiere per far trionfare l’opposto del pensiero unico: la libertà di pensiero e di parola. Ecco, questi sono concetti e valori per i quali sono ancora disposta a giocarmi tutto. Mi sto avvicinando ai cinquant’anni, i capelli mostrano qualche filo d’argento, le rughe contornano gli occhi, ho bisogno degli occhiali per scrivere e le malattie (una decisamente precoce e devastante) segnano una via crepuscolare; ciononostante vado avanti, scrivo, penso come se il tempo fosse illimitato e la mia vita eterna. Non sarò mai una scrittrice amata da tutti, non seguirò mai una strada in discesa, posso però promettervi libri che non vi faranno annoiare e che non tradiranno in alcun modo la mia natura.