Malva, l’antico rimedio per tutti i mali
La malva (Malva silvestris) è uno dei rimedi erboristici più utilizzati e apprezzati fin dai tempi antichi. Ricordo i terribili mal di denti, le gengiviti e gli ascessi della mia infanzia curati con gli impiastri e gli infusi di malva fresca, raccolta nell’orto di casa. La malva si riconosce dai suoi bei fiori di colore rosa-lilla con striature più scure, presenti tra aprile e ottobre. I fiori sono a cinque petali e segnati da un’insenatura. Spesso pianta perenne, presenta per lo più un portamento cespuglioso eretto e più raramente prostrato. Il fusto appare legnoso alla base, con foglie picciolate, a lobi, dentate e ricoperte di peli. Frequente nei prati e luoghi incolti di pianura e collina, la ritroviamo dall’area mediterranea fino alle zone montane e alle isole.
Dall’VIII sec. a.C. è stata usata come rimedio medicamentoso e come ortaggio in insalate e minestre. Pare che Cicerone ne fosse ghiotto e nelle Epistole raccontò di un pasticcio di malva particolarmente lassativo; Orazio nelle Odi scrisse che si nutrì solo di olive, cicoria e malva e, di contro Marziale ne parlò come cura riparatrice dopo le baldorie notturne. Per Plinio una pozione a base di malva evitava i malesseri per tutta la giornata, mentre per i Pitagorici era la pianta sacra col potere di liberare gli uomini dalla schiavitù delle passioni. Carlo Magno la volle come pianta decorativa nei suoi giardini imperiali, e nel XVI sec., in Italia, fu denominata omniamorbia: rimedio per tutti i mali. La malva rientrava nella celebre ricetta della tisana dei quattro fiori per curare la tosse, composta in realtà da sette officinali: malva appunto, rosolaccio, farfara, piede di gatto, verbasco, altea e viola mammola.
La malva è ricca di mucillagini, contiene potassio, ossalato di calcio, vitamine e pectina. Si utilizzano le foglie, le radici e i fiori (prima della completa fioritura); essiccata in ambiente areato e all’ombra, si conserva con difficoltà, poiché a contatto con la luce i fiori diventano blu per poi perdere colore.
I malanni da trattare con questa officinale sono tanti e disparati, riguardano varie parti del corpo, con però un importante filo conduttore: un eccezionale effetto per tutti i tipi di irritazione, sia interna che esterna. Da sempre utilizzata per l’afta, gli ascessi, l’asma, le irritazioni della bocca e dei denti, la bronchite, le couperose, la faringite, le emorroidi, i foruncoli, il sovrappeso, le punture d’insetti e la tosse, trova infiniti usi legati anche alla cura della bellezza.
Utilizzata in forma di infuso e decotto (anche in clisteri e semicupi) diventa un valido rimedio per la stipsi; molto usata anche nelle irritazioni alla bocca, allo stomaco, all’intestino e ai reni, e in caso di tosse per combattere il catarro. Il lavaggio e gli impacchi con l’infuso è un vero toccasana per gli occhi infiammati e la congiuntivite. Aggiungendo l’infuso di malva all’acqua del bagno si ottiene un piacevole effetto emolliente e idratante; ottima anche se usata come lozione per la pelle arrossata, con couperose e rosacea. In cucina si usano i germogli ma anche le foglie giovani per le insalate primaverili.
Nel XVIII secolo si consigliava l’assunzione della marmellata di fiori di malva per le affezioni urinarie. La malva combatte anche la costipazione, specialmente quella dei bambini e degli anziani in quanto non presenta controindicazioni. Per lenire la tosse, la bronchite e il catarro va associata con il verbasco; per contrastare la gastrite, l’enterite, la diarrea, la cistite e le malattie della vescica, in combinazione con l’erica e l’asperula, combatte anche le infiammazioni renali. Gli impacchi sono utili nelle infiammazioni della bocca (gengive, mal di gola, ecc.), della pelle e degli occhi. In forma di decotto calma la vaginite e l’uretrite. Nella medicina popolare il succo fresco della pianta veniva utilizzato per le punture degli insetti. Per decongestionare gli occhi irritati, infiammati o gonfi vi consiglio di fare degli impacchi con la garza imbevuta nell’infuso ottenuto con un cucchiaio di fiori e foglie essiccati in una tazza di acqua calda. Per gli ascessi delle gengive o gonfiori, ottimi sono gli sciacqui con l’infuso e anche gli impiastri di pianta fresca da mettere sulla parte dolorante. Un tempo era molto utilizzata la pomata alla malva, fatta con un forte decotto di officinale secca, una manciata di pianta fresca triturata e del burro sciolto, amalgamata per bene e tenuta in frigo.
Comunque la si veda, qualunque sia la forma antica o moderna di assunzione, la malva rimane una delle piante medicinali maggiormente vendute nelle erboristerie e usate nell’industria cosmetica. Una pianta da tenere sempre in casa e usare quotidianamente.