Passiflora, dono degli dèi
La passiflora, gracile arbusto rampicante, giunse in Europa dal Nuovo Mondo quale pianta ornamentale. I fiori richiamarono l’attenzione dei conquistadores che videro in essi i simboli della Passione di Cristo: la corona di spine, i chiodi della Croce, il martello. Originaria del Messico e degli Stati Uniti meridionali, tuttora è largamente diffusa nelle regioni tropicali del Centro e Sudamerica, soprattutto nelle Antille e in Brasile, ed è stata introdotta con successo anche nelle aree mediterranee, su terreni secchi e riparati. In molti giardini viene coltivata come siepe ornamentale e i suoi fiori, tra giugno e luglio, donano un tocco insolito alle recinzioni e alle pareti delle abitazioni.
Per gli antichi Aztechi e Maya questa pianta era un dono degli dèi concesso all’uomo, capace di calmare i nervi e ristorare il corpo. L’ottusa arroganza europea fece sì che non si prestasse attenzione alle proprietà della passiflora – esattamente come avvenne per l’echinacea, nota ai nativi nordamericani – e soltanto nel 1867 gli esperimenti di un ricercatore americano ne hanno dimostrato le proprietà sedative e antispasmodiche.
La pianta, dunque, è una rampicante e presenta un fusto legnoso; i fiori bianchi o rossicci sono noti per la loro bellezza. Le foglie presentano una partizione in tre-cinque lobi; il frutto è ovoidale, carnoso, di colore arancione con semi neri.
Le parti utilizzate in erboristeria sono i fiori e le foglie, contenenti piccole quantità di alcaloidi di indolo, flavonoidi, diversi steroli e pectina. Non è ancora del tutto noto quale di queste sostanze sia responsabile dell’azione sedativa, antispastica e sonnifera, ma è probabile che questi effetti siano frutto della combinazione di tutti gli elementi. La passiflora agisce come un ansiolitico leggero, senza rischi di dipendenza o assuefazione. Risulta essere la pianta ideale per coloro che soffrono di tensione nervosa e di insonnia; la passiflora induce un sonno naturale, senza depressione o sonnolenza al momento del risveglio. Poiché non è per nulla tossica, è possibile somministrarla anche ai bambini.
Può essere utile anche contro dolori e spasmi vari degli organi addominali cavi, la cui contrazione provoca sofferenze di tipo spastico e colitico. Per lo stomaco, l’intestino (coliche intestinali), vescica e condotti biliari (coliche biliari), vie urinarie (coliche renali) e utero (dismenorrea), l’infuso di passiflora risulta essere un ottimo rimedio. Grandi sono i servigi resi, sotto stretto controllo medico, in certi tipi di dipendenza, come l’alcolismo e la tossicodipendenza. La passiflora aiuta a controllare i sintomi da astinenza e a limitarne le ripercussioni sull’organismo. L’azione sedativa della passiflora aiuta l’alcolista o il tossicomane a superare il bisogno della dipendenza, contribuendo a vincere l’ansia.
I frutti sono ricchi di provitamina A, vitamina C e acidi organici. Sono rinfrescanti e tonificanti, si consigliano in caso di esaurimento fisico e durante la convalescenza da malattie febbrili o infettive.
Il modo migliore per assumere la passiflora è in forma di infuso: circa 30 g di fiori e foglie per litro d’acqua, lasciati in infusione per appena 2-3 minuti. Si consigliano almeno tre tazze al giorno, e una concentrata prima di dormire.
La passiflora aiuta molto le donne nella menopausa e nella premenopausa, calmando i nervi e gli sbalzi d’umore; un ansiolitico perfetto e senza nessuna controindicazione che sembra davvero un dono divino.
Riflettendo su questa pianta, sulla sua origine e importanza nel regno degli Aztechi, non posso evitare una riflessione sullo sterminio di queste antiche civiltà. Il motto di Cortés “siamo venuti per servire Dio, il Re e anche per diventare ricchi”, non celava certamente la corsa all’oro, l’avidità esasperata che portò a veri e propri genocidi. Una corsa che non avrebbe portato fortuna alla corona spagnola e nemmeno a quella portoghese, un po’ come se gli dèi degli Aztechi vi avessero impresso una maledizione. Un monito agli uomini che calpestano altri uomini, cancellano culture e annientano civiltà: non si gode a lungo dei frutti del male. Solo la natura indica la via, in questo caso come in tutti gli altri.