Magnifica Toscana: le torri di San Gimignano
Storico centro della Val d’Elsa, racchiuso sulle sommità di un colle dalla cinta muraria, San Gimignano appare in lontananza circondato dai vigneti. Le sue quattordici torri superstiti facevano parte delle settantadue dei tempi di Dante e sono visibili da tutta la valle. La vista del borgo medievale è particolarmente suggestiva a marzo, quando fioriscono abbondantemente le viole. Tuttavia, l’estate è il periodo in cui la cittadina viene presa d’assalto dal turismo di massa (milioni di visitatori); una consuetudine, questa, che ha progressivamente determinato la perdita del fascino antico, con le botteghe storiche diventate negozi di souvenir e la città intera trasformata in una specie di Disneyland medievale. Proverbiale anche la maleducazione dei gestori di bar e ristoranti del centro storico.
La città, racchiusa da una duplice cinta muraria, conserva case e palazzi arcigni, strade strette e tortuose, severi oratori e chiese.
La storia di questo gioiello medievale affonda le radici in un passato ben più lontano che richiama i fasti del mondo etrusco. Il primo documento certo menziona San Gimignano nel 991, per via di una donazione alla Chiesa di Volterra. Verso la fine del XII secolo il borgo si ergeva già a libero comune, scontrandosi con Volterra che rivendicava il precedente dominio vescovile. Dotatosi nel 1268 di propri statuti, San Gimignano confermò nel 1297 la propria appartenenza alla Lega Guelfa, parteggiando poi per Firenze nel 1312 e nel 1325 e accettandone il definitivo dominio nel 1349.
Il borgo regala scenari di incomparabile suggestione medievale soprattutto in Piazza del Duomo, con le Torri Grossa e Rognosa, le più alte della città, e le altre dette Gemelle del Salvucci, i Palazzi del Popolo e del Podestà e, su un’alta gradinata, l’insigne Collegiata.
Quest’ultima, del XII secolo, è monumento di grande interesse; superba basilica romanica dalla semplice e nuda facciata, che raccoglie vasti cicli pittorici del Ghirlandaio e del Gozzoli, nonché sculture lignee di Jacopo della Quercia e un elegante altare attribuito a Benedetto da Maiano. Ai secoli XIII e XIV appartiene l’austero Palazzo del Popolo, sovrastato dalla massiccia Torre Grossa, alta ben 54 metri.
Piazza della Cisterna, asimmetrica, luminosa e, naturalmente, con alte torri, tra cui le Gemelle degli Ardinghelli, ruota intorno ad una bella cisterna duecentesca su di una massiccia scalinata, contornata da tanti severi palazzi. Interessante e consigliata una visita alla rocca trecentesca (Rocca di Montestaffoli) che regalerà una magnifica vista sulla città.
Oltre all’arte e all’architettura, merita una menzione la ricca e gustosa gastronomia locale – vi consiglio di assaporarla fuori dalle mura, nelle tante trattorie lungo le piacevoli stradine di campagna – che comprende dell’ottimo tartufo, pecorino e salumi, oltre che naturalmente il vino: la Vernaccia di San Gimignano.
Pur amando tutto il periodo medievale, in particolare il lasso di tempo tra il XII e XIV secolo – e San Gimignano lo rappresenta nell’interezza – questo incantevole luogo non è in cima alla mia classifica dei borghi toscani. Il motivo l’ho specificato all’inizio, cioè l’assalto del turismo di massa che ha del tutto snaturato la sua importanza storica e architettonica. Ad ogni modo, non si può evitare di visitarlo se ci si trova in prossimità della Val d’Elsa, poiché appare in lontananza come in una cartolina ed è impossibile non farsi attrarre. La cittadina è del tutto interdetta al traffico, occorre parcheggiare fuori dalle mura, e trovare un posto solitamente non è semplice. Quest’anno, però, come anche l’anno passato, il turismo ha subito un netto calo in Italia e le vacanze in Toscana possono regalarvi grandi paesaggi, città antiche e mare superbo senza il consueto caos estivo.
Quando penso alla città delle torri, al Medioevo esplicito che vi si respira, non posso non ricordare uno dei suoi figli più importanti, il poeta Folgore da San Gimignano, ma soprattutto penso al senese Cecco Angiolieri e ai versi più trasgressivi e politicamente scorretti imparati a memoria nella mia adolescenza; versi che ricordo ancora alla perfezione e che anticipano di secoli le trasgressioni finto rivoluzionarie di Jim Morrison e dei Doors:
S’i’ fosse foco, ardare’ ‘l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo;
s’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo,
ché tutti i cristiani embrigarei;
s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei?
A tutti mozzerei lo capo a tondo.
S’i’ fosse morte, andrei a me’ padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similmente faria da mi’ madre.
S’i’ fossi Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre;
le zoppe e laide lasserei altrui.
Il Medioevo regala scorci, suggestioni e poesie lontani anni luce dalla fallace narrazione ottocentesca che lo dipingeva come un periodo buio, donando bellezza infinita e arte meravigliosa nelle passeggiate tra i vicoli delle sue città.