Febbraio, tra religione e miti antichi
Un mese che segna il passaggio da una fase ad un’altra, ricco di misticismo, di significati religiosi e il momento in cui gli agricoltori di ogni epoca iniziavano i lavori nei campi in attesa della primavera: ecco febbraio con le sue albe gelate e le giornate più lunghe.
Il mese si apre con la ricorrenza cristiana della Candelora che racchiude un duplice significato religioso: la festività della purificazione della Vergine Maria e la presentazione di Gesù al Tempio. Il nome “Candelora” deriva dall’usanza di benedire le candele in chiesa e poi distribuirle ai fedeli, a difesa delle case e delle famiglie da ogni calamità. Le candele simboleggiano la luce del Cristo che illumina il mondo e rischiara le menti, regalando una promessa di eternità e salvezza. Il legame della ricorrenza con le candele e la luce potrebbe legarsi a miti molto antichi come l’uso romano di accendere delle torce in onore di Giunone Februata e quindi alle Februalia romane. Fu già ai tempi di Numa Pompilio che il mese di febbraio venne dedicato al dio Februus e si stabilì che si celebrassero i riti funebri agli dèi Mani. Nelle feste tra la seconda metà di gennaio e febbraio era ricordata anche la dea Februa, ovvero la Iunio Februata (Giunone Purificata) e Iunio Sospita (Giunone Salvatrice). Per la purificazione dell’intera città di Roma le donne percorrevano le strade dell’urbe portando fiaccole accese; la dea riceveva offerte dai fedeli che invocavano la salvezza dalle malattie. Febris, dunque, poteva portare o scacciare qualsiasi malanno e il suo nome significa proprio questo: “Fever” o attacco di febbre. Sul suolo italico era la dea della malaria, specie nelle tante zone paludose (pensiamo solo alla Maremma) ma racchiudeva anche il significato opposto, quello di portatrice di vita. Le festività toccavano il loro culmine il 14 febbraio, con la Februalia che coincideva con i Lupercalia, dedicati al dio Fauno, tanto che le due divinità venivano spesso confuse. Con l’arrivo del Cristianesimo, Febris fu sostituita col culto di Santa Febronia e il 14 febbraio divenne la festa di San Valentino, in nome della “febbre d’amore”. Dal nome della dea deriva ovviamente anche quello del mese di febbraio, dal latino februare “purificare”, il che fa capire quanto fosse importante nell’antichità.
Nel VII secolo la Chiesa scelse la data del 2 febbraio per la festa della presentazione al Tempio del Signore, sovrapponendola ad una ricorrenza ebraica fin dal IV secolo. La presentazione del neonato al tempio era accompagnata dal rituale della purificazione della madre che, in quanto partoriente, era considerata impura.
Il mito, però, ci porta anche in terra celtica, con la festività dell’Imbolc. Celebrato il primo di febbraio, festeggiava il ritorno della luce, già manifestatosi col solstizio d’inverno, ed ora percepito più chiaramente. Il significato del termine “Imbolc” ha diverse interpretazioni; poterebbe essere “in grembo”, in riferimento alla gravidanza delle pecore e agli agnelli in arrivo. Ad un livello più simbolico ed esoterico, l’espressione potrebbe indicare il risveglio della Natura nel grembo della Madre Terra. Il riferimento alle pecore, però, appare chiaro anche con la variante “Oimelc” che indica la lattazione, per cui la produzione di latte per la preparazione dei formaggi e di altri alimenti provvidenziali durante il duro inverno nordico. Proprio nel momento in cui le derrate iniziavano a scarseggiare, la luce cominciava a rischiarare il mondo e Imbolc festeggiava proprio questo, il ritorno del Sole celebrato con fuochi simbolici che richiamavano la primavera. Grandi furono i segni lasciati da questo mito nella cultura irlandese e non solo, tanto che la dea celebrata Brigit diventò Santa Brigida, con l’avvento del cristianesimo. Dunque, Imbolc celebrava la luce nonostante si svolgesse in pieno inverno e le temperature rigide non promettevano ancora nessuna fioritura.
Tuttavia, in questo momento il cielo e l’atmosfera iniziano a cambiare, e osservando attentamente la natura, i richiami alla bella stagione non mancano. I Celti erano particolarmente sensibili a tali mutamenti, poiché le loro esistenze dipendevano in massima parte dalla produzione agricola. L’elemento principale di Imbolc, la luce, rivestiva la ricorrenza di un significato particolare: era la festa del fuoco e un rituale di passaggio, festeggiato con grandi falò. I Cristiani ribattezzarono Imbolc Santa Brigida, che, come abbiamo visto, era Brigit all’origine, da “breo”, fuoco. Si trattava della dea del triplice fuoco, rappresentata come le tre sorelle: la fanciulla vergine, la madre feconda e la donna anziana. In pratica si simboleggiavano le tre fasi della terra, della natura. Era anche la protettrice dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Il lavoro del fabbro era visto come una professione magica, poiché presiedeva alla trasformazione del metallo; quella del poeta (il bardo) era quasi divina; infine, i guaritori che curavano i mali del corpo ma anche dell’anima. Elementi assai importanti legati al culto di Brigit erano la ruota del filatoio, simboleggiante la ruota dell’anno, ma anche strumento simbolico che tesse la vita; la coppa, grembo della dea; lo specchio, porta verso il mondo sovrannaturale e ultraterreno. L’animale guida della Brigit era il serpente verde, simbolo di morte e rinascita, di dualità eterna.
Anche in territorio italiano il simbolismo legato alle fasi della terra era importante, poiché prevaleva il mondo agricolo e contadino. La festività di San Biagio, ad esempio, richiama sia il mito celtico che quello romano. Il Santo era medico e vescovo armeno e dopo il martirio diventò protettore della gola. Durante la celebrazione liturgica i sacerdoti benedicono le gole dei fedeli accostando due candele bianche; il rito religioso unisce i simboli della luce (il fuoco della candela) alla purificazione (il bianco) in un unico elemento.
Nel mese di febbraio tutti noi possiamo percepire i cambiamenti, anche se viviamo in città, semplicemente osservando ciò che ci circonda: il cinguettio titubante di qualche uccellino, gli odori che cambiano, il sole che sorge prima e tramonta più tardi. Certo, in campagna è più semplice notare il mutamento, con i campi arati e grassi che già trasudano germogli di vita; però, osservando gli alberi che accostano le strade, i lavori nei giardini delle case, possiamo ammirare il miracolo della rinascita che inizia a palesarsi in ogni luogo.
Questa importante fase dell’anno, di grande trasformazione, la possiamo celebrare anche oggi, nell’intimità delle nostre case. Accendendo delle candele bianche, ad esempio, quale simbolo di purificazione, aggiunte ad un momento di meditazione da dedicare alle cura della mente, stanca dei mille impegni di cui la sovraccarichiamo. Utile sarebbe purificarci anche dal punto di vista alimentare, consumando cibi più leggeri e bevendo molte tisane (raccomando l’infuso di verbena e finocchio dopo i pasti, un vero miracolo per lo stomaco). Utilizzare, poi, degli incensi profumati in tutte le stanze della casa, per creare un’atmosfera suggestiva in ogni ora del giorno. Vestire la casa di bianco, con tovaglie e decorazioni, che aiutino l’anima a percepire la luce nascente; ma anche i colori della dea Brigit: il rosso (sole nascente) e il verde (la vegetazione). Questo è il momento migliore per fare piazza pulita delle troppe cose che appesantiscono la nostra vita, dalle emozioni angoscianti ai pensieri inutili che limitano la nostra vita. In fondo, le pulizie servono a questo, a fare spazio alle novità.
Il mese terminerà con il Carnevale cristiano, legato simbolicamente ai Saturnali romani (ne scriverò approfonditamente) che ci condurrà direttamente nella primavera, in una fase di ulteriore purificazione prima delle celebrazioni pasquali.