Essenze, storia e usi per purificare
Nel mese delle purificazioni presso gli antichi e dell’atmosfera in mutamento, con le temperature ancora basse ma con le giornate che si allungano, rinnovare gli organismi e gli ambienti di vita giova decisamente alla salute. Grande importanza rivestono gli oli essenziali, presenti in molti prodotti da usare per il corpo, per purificare gli ambienti, per l’igiene e per l’umore. Cosa sono esattamente gli oli essenziali e da quanto tempo li adoperiamo? Ho già affrontato, almeno in parte, questo argomento, riscontrando interesse tra i lettori. Ora accennerò brevemente alla storia di questi preziosi estratti e al loro utilizzo fin dai tempi più remoti.
Tutto iniziò con le fragranze emanate da legni e da erbe gettati dall’uomo primitivo nel fuoco, dapprima per caso e poi appositamente. I profumi si utilizzarono in particolare per le cerimonie religiose, poi per la cura e la bellezza del corpo. Tutti gli antichi scritti (i Veda indiani, i papiri egizi, i poemi mesopotamici, le Sacre Scritture) testimoniano di rituali religiosi che iniziavano con un’offerta da ardere. Queste sostanze aromatiche passarono dal culto degli dèi al culto dei morti e in seguito a quello dei vivi. Tremila anni prima dell’era cristiana esisteva già una vasta rete di scambi commerciali tra l’Asia, l’Africa e l’Europa. La via della seta con la Cina e quella delle spezie (in particolare la cannella) con l’India e il Corno d’Africa, la mirra e l’incenso con l’Arabia: attraverso queste vie circolavano le resine profumate, le spezie, i balsami preziosi e i legni pregiati. I primi laboratori per produrre essenze sorsero nelle vicinanze dei templi e furono i sacerdoti ad occuparsi della preparazione di profumi, balsami e unguenti. I sacerdoti egizi per primi intuirono le proprietà degli oli essenziali e ben presto questi profumi cominciarono a uscire dai templi per diffondersi nei ceti sociali elevati e infine tra il popolo. A quei tempi si consumavano grandi quantità di profumi e di resine, che venivano aggiunti ai cibi e alle bevande, bruciati in occasioni di festività, mescolati con oli vegetali da spalmare sul corpo, usati nell’igiene personale.
Dagli Egizi impararono l’arte gli Ebrei, durante la lunga permanenza in Egitto, ed essi, giunti in Terrasanta, divennero abili profumieri. Amavano portare al collo sacchetti contenenti profumi e si ungevano frequentemente il corpo con olio profumato per purificarsi. Anche i Greci impararono l’arte degli aromi, ma essi svilupparono contemporaneamente le scienze (medicina, botanica, ecc.) che diedero nuovo impulso al loro utilizzo. Teofrasto, allievo di Aristotele, naturalista e botanico, scrisse un “Trattato sugli odori”, in due libri, dedicato all’olfatto, agli aromi, alle proprietà di molte piante medicinali, ai metodi di estrazione e di applicazione. Quest’opera gettò le basi delle nostre attuali conoscenze sull’aromaterapia. Nella vita di tutti i giorni il popolo greco usò gli oli essenziali in grandi quantità, per la preparazione di unguenti e pomate, per i profumi, per aromatizzare i vini, per ungere ogni parte del corpo scegliendo sempre essenze diverse.
I Romani, meno sensibili a sviluppare nuove conoscenze riguardo gli oli, ebbero però un vero e proprio culto per l’igiene, l’armonia e la forza del corpo, praticati nelle sontuose terme. Qui i profumi si usavano in abbondanza e si univano ai benefici dell’acqua e degli esercizi fisici. Nei primi secoli dell’Impero giunse dall’Oriente e dall’Egitto un quantitativo abbondante di essenze, balsami e spezie; in Meridione, in particolare in Campania, si coltivavano vaste distese di fiori. Plinio il Vecchio scrisse un’opera di trentasette volumi intitolata Historia naturalis, in cui elencò tutte le piante allora conosciute e ne descrisse le proprietà terapeutiche.
Con le invasioni barbariche e la dissoluzione dell’Impero lo splendente mondo dei profumi declinò, ma il commercio di resine e spezie rimase comunque intenso. Solo alla fine del X secolo, grazie ad un medico arabo che mise a punto il sistema di distillazione, l’arte dei profumi tornò alla ribalta. I Crociati introdussero in Europa i profumi arabi e le acque aromatiche, che ben presto godettero dei favori delle classi abbienti.
In Europa si iniziarono a creare prodotti nuovi adottando il procedimento della macerazione a caldo o a freddo negli oli vegetali; più tardi prese piede anche il metodo della distillazione e le prime distillerie vennero impiantate in Spagna e in Francia. Nel Rinascimento gli alchimisti e gli erboristi classificarono le erbe dapprima secondo i gradi di calore, freddezza, secchezza e umidità, poi ricercarono un rapporto con i quattro elementi (aria, acqua, terra, fuoco) e una relazione con i temperamenti umani a essi collegati: sanguigno per l’aria, flemmatico per l’acqua, collerico per il fuoco, melanconico per la terra. Nacque in questo periodo anche la teoria della “segnatura”, secondo la quale la forma, il colore o altre qualità della pianta indicherebbero la parte del corpo o la funzione da curare con essa. Come nell’antichità, anche in questo periodo, le sostanze aromatiche e le resine erano senz’altro i migliori antisettici e si cercava di usarli per arrestare le pestilenze e i contagi.
L’uso degli oli essenziali in medicina conobbe un nuovo sviluppo verso la fine del XVIII secolo e negli ultimi centocinquanta anni le essenze sono state studiate con criteri scientifici. Dapprima dal chimico René Maurice Gattefossé che, con il suo libro Aromatherapie, divenne il pioniere della terapia con gli oli essenziali, e in seguito dal medico francese Jean Valnet, che iniziò ad usarli per curare diverse patologie e a insegnarne l’uso ai colleghi; con la pubblicazione del suo libro nel 1964, l’aromaterapia venne riconosciuta e diffusa. Altri studi sono stati rivolti agli effetti psicologici delle essenze e al loro effetto sulla pelle. Oggi gli oli essenziali sono usati in larga scala nell’industria alimentare, nella cosmesi e nella medicina. Vengono suddivisi generalmente in tre famiglie, contraddistinte ciascuna da una “nota”, che viene attribuita alle essenze a seconda delle loro proprietà e caratteristiche: nota di base, nota di cuore e nota di testa. Gli oli con una nota di base vengono estratti dal tronco, dalle radici, dai rami e dai semi. Sono calmanti, stabilizzanti, introversi, cupi, lenti, spesso balsamici per la respirazione, di aroma per lo più maschile (abete, cannella, cipresso, garofano, pino, timo, muschio di quercia, patchouli, rosmarino, zenzero, ecc.). Gli oli essenziali con una nota di cuore vengono estratti generalmente dai fiori e dalle foglie. Sono essenze sensuali, afrodisiache, curative della pelle, intense, aromatizzanti, balsamiche; sono femminili e dall’aroma morbido e floreale (camomilla, geranio, lavanda, rosa, iris, gelsomino, violetta, ylang-ylang ecc.) Gli oli essenziali con una nota di testa vengono estratti generalmente dai frutti, soprattutto dagli agrumi. Sono oli dinamici, estroversi, sgrassanti, dall’aroma fresco e adatto alla concentrazione (arancio amaro, bergamotto, cedro, limone, mandarino, citronella, eucalipto ecc.).
La tecnica più comune per estrarli rimane la distillazione per corrente di vapore acqueo, mediante la quale le piante vengono poste su una grata su un recipiente contenente acqua; il vapore, salendo, scioglie le essenze e le trascina attraverso un condotto in un vaso refrigerante. Dopo la condensazione, l’olio essenziale si separa dall’acqua, con la quale non è mescolabile perché o più leggero o più pesante. Metodo usato soprattutto con i fiori per la forte componente volatile. Con la spremitura a freddo si estraggono gli oli degli agrumi, spremendo la scorza esterna e fresca del frutto. La tecnica più costosa è l’enfleurage, utilizzata fin dall’antichità, quando i principi odorosi si solubilizzavano in materie grasse animali. Oggi, invece, si usa la paraffina, che viene separata dall’essenza con dei solventi. Si usa solo raramente e per dei fiori delicati quali il gelsomino o i fiori d’arancio. Un’altra tecnica complessa è l’estrazione con solventi, usata per il gelsomino, i cui oli non possono essere estratti tramite distillazione, come abbiamo visto, perché con il calore il profumo verrebbe alterato. Si utilizzano solventi che poi vengono allontanati riscaldandoli leggermente. La resa è buona e il costo più basso dell’enfleurage, quindi maggiormente usato dall’industria cosmetica.
Tutti gli oli hanno delle proprietà generali che li rendono estremamente importanti: proprietà antisettiche, antitossiche, antivelenose, stimolanti, tonificanti, antiparassitare, sedative e molte altre.
Come utilizzare queste preziose sostanze nella nostra vita quotidiana? Dopo aver esplorato la loro magnifica storia, ecco alcuni consigli pratici per questa fase dell’anno in cui è importante purificare gli ambienti nei quali trascorriamo molto tempo.
Lo smog, i cattivi odori, le polveri della città e altri inquinanti, irritanti della pelle e delle mucose, possono invadere le nostre case. Oli, candele, essenze naturali possono essere una risposta adeguata a qualsiasi agente nocivo che ci minaccia quando passiamo molto tempo al chiuso. Tuttavia, importanti sono anche delle regole di vita semplici ma essenziali: la temperatura nelle stanze che non deve essere alta, l’umidità da tenere sotto controllo e l’areazione che non deve mai mancare. Poiché durante la stagione invernale l’aria diventa secca, essa può influire negativamente sul benessere e la salute dell’organismo; comuni sono in questo periodo le irritazioni delle mucose nasali, la secchezza oculare, gli sfoghi cutanei e nei soggetti sensibili (come i bambini piccoli) allergie respiratorie. Come definire l’inquinamento che produce i contaminanti? Secondo gli esperti i principali agenti appartengono a due categorie: i contaminanti chimici, come gli ossidi di azoto e zolfo, il monossido di carbonio, le polveri sottili, composti quali vernici, materiali edili, ecc., e poi i contaminanti biologici, quali acari della polvere, allergeni degli animali domestici, muffe e funghi. L’elenco dunque è lungo.
La mancanza di umidità negli ambienti determina una secchezza superficiale della cute che causa disidratazione. Si avrà la sensazione di una pelle che tira, arrossata, secca. In questo caso occorre una buona reidratazione da ottenersi con l’assunzione di molti infusi e acqua, con almeno un bicchiere di liquido ogni due ore. L’ideale sarebbe mantenere l’umidità sotto il 50 per cento, arieggiando con frequenza le stanze e tenendo una temperatura di 20, massimo 21 gradi; importante anche verificare la presenza di muffe sulle pareti, in particolare in cucina e in bagno. Fondamentale, poi, non fumare in casa, in quanto il fumo passivo nuoce quanto quello attivo. Utili sono in questi casi le candele contenenti fragranze depurative, energizzanti, rinfrescanti. Molto diffuse nelle case dei popoli scandinavi, le candele illuminano le lunghe ore di buio che caratterizzano la vita di questi popoli.
La pandemia ci ha costretto in casa per molto tempo e il benessere domestico è diventato centrale, tanto che un’abitazione profumata risulta essere più vivibile e apprezzabile. In inverno meglio scegliere candele o incensi dal profumo caldo, accogliente e avvolgente. Accordi speziati a base di cannella e zenzero, che racchiudano un’atmosfera festosa, poi essenze con un fondo ambrato e legnoso, ideali per la sera. Per rendere viva la fragranza, la candela va accesa per un paio d’ore: il tempo ideale per far sprigionare il profumo e creare la giusta atmosfera. Le essenze, in qualsiasi forma le scegliate, andrebbero collocate all’ingresso, che deve accogliere con un profumo leggero, armonioso e tonico, per esempio un aroma di agrumi. Poi nella zona giorno un’essenza più intensa, dove col freddo si prediligono i profumi speziati e ambrati. Nelle stanze da letto, invece, profumazioni rilassanti, come lavanda, verbena, tiglio.
Per le pulizie della casa meglio scegliere prodotti igienizzanti il più naturali possibile e con meno profumazioni sintetiche. Un tempo per pulire si usavano l’aceto, il bicarbonato e l’acqua calda con oli essenziali: valide alternative al detersivo industriale anche al giorno d’oggi. Col bicarbonato e l’olio di lavanda si ottiene anche un ottimo ammorbidente per la lavatrice.
Per purificare in modo più deciso gli ambienti casalinghi andrebbero usati gli oli essenziali puri che, come abbiamo visto, sono molto efficaci. Queste sostanze rimangono in sospensione nell’aria fino a quattro ore dalla diffusione e vantano proprietà naturali antibatteriche, antivirali e antimuffa.
Cannella, tea tree, arancio, eucalipto, menta, limone, chiodi di garofano, timo, origano disinfettano l’ambiente, lasciando fragranze piacevoli e naturali. Poche gocce negli umidificatori sui radiatori o nella vasca da bagno, ma anche in sacchetti di garza, e l’ambiente cambierà completamente, assieme all’umore.