18 Marzo 2022

Hygge, la magia del momento

By admin

Sommersi da ansie e paure, imprigionati in gabbie di impotenza, in un clima di guerra vera, reale, ci chiediamo come affrontare la vita e le giornate che ci attendono. Il conflitto in corso nel continente ci pone davanti alla nostra fragilità, mostrandoci il modo di vivere fallace, tutto occidentale, basato sulla presunta superiorità rispetto ad altri modelli. Vedere la guerra, le bombe, la devastazione, impone delle domande sul domani, sul destino, sul concetto di vita stessa. Già negli anni ’90 infuriava la guerra in Europa, nei Balcani, col coinvolgimento diretto dei paesi occidentali; “guerra umanitaria” avevano il coraggio di chiamarla, come se le bombe marchiate Nato non ammazzassero la gente e non ferissero la dignità umana. Era, però, una guerra di poveri stati falliti e piccoli, non di una grande federazione armata e con i rubinetti del gas a propria discrezione o con armi atomiche e poca considerazione per i “traguardi” della postmodernità. Che fare allora? Come vivere le nostre vite in una realtà che ci ricorda costantemente la possibilità di morire da un momento all’altro? Nessuno può dare una risposta a tale quesito, però esistono parole e modi che segnano un percorso più lento e meno angoscioso lungo lo stesso cammino. Una di queste parola è hygge, termine danese usato in tutto la Scandinavia per indicare la capacità di gustare le piccole cose di ogni giorno, nell’istante in cui si presentano.

Significa considerare il normale, lo scontato, come qualcosa di prezioso e unico. Con questo tipo di filosofia, di approccio alla vita, ci si sente a casa in qualsiasi posto, poiché l’obiettivo è ottenere un miglior rapporto con se stessi e l’armonia con gli altri. La vera capacità di gioire del momento, l’insegnamento datoci da Erich Fromm in Avere o essere? declinato nei modi e nei tempi della vita quotidiana. Tutto il metodo trova le sue radici nella cultura danese, nel modo squisitamente scandinavo di sentirsi una tribù unita in una nazione. La Danimarca è un paese proteso verso il mare ma con una pianura uniforme, senza rilievi, una terra grassa e fertile che ha fatto dei danesi un popolo di agricoltori. Si sa, gli agricoltori hanno la pazienza di Giobbe, guardano con fatalità al mondo e attendono senza patemi il passare delle stagioni, l’appassire e il rifiorire della vita. Il richiamo alla campagna, l’amore per le bellezze della natura sono un fatto istintivo per questo popolo che ricerca la felicità nella vita all’aperto, nell’orticoltura e nel giardinaggio, in un amore idealizzato per la vita primitiva; nonostante le acque gelide e spesso tempestose, nuoto e vela fanno parte delle consuetudini che conciliano il piacere della natura e dell’esercizio fisico, anche nei bambini e negli anziani. Visti con gli occhi degli altri scandinavi i danesi sono i latini del Nord, gaudenti e spensierati, dal robusto appetito e felici di vivere in uno dei luoghi col più alto livello di benessere in Europa.

Meno avventurieri dei norvegesi, meno impulsivi dei finlandesi e infinitamente più irrequieti degli svedesi, i danesi hanno saputo storicamente essere conquistatori e fieri difensori delle proprie radici. In questi giorni ho pensato: Come riescono ad essere tranquilli nella loro posizione geografica, in questo nefasto momento? Innamorata come sono del grande Nord, seguo la stampa di quei paesi e, anche in un frangente del genere, scorgo serenità e voglia di normalità in tutto ciò che scrivono. Così ho ricordato Nikolai Grundtvig, poeta vissuto tra il ‘700 e l’’800 che credeva al concetto di nazione basato sull’appartenenza, e in una Danimarca impegnata a ottenere il benessere del popolo con l’educazione e un dignitoso stile di vita, accessibile a tutti. La semplicità, l’allegria e la condivisione alla base della cultura e della vita, in una nazione che si è vista nella sua storia conquistare dall’orso russo e lo ha cacciato; da quello tedesco, così altezzoso, cacciato pure lui e dal consumismo occidentale, mai penetrato fino alle sue viscere e mai impadronitosi della sua anima. La Danimarca, nazione che ha accolto gli islamici più radicali, con tutti i problemi annessi, per poi risvegliarsi dal torpore di un multiculturalismo suicida e riprendere in mano le redini del proprio destino. Scegliere di seguire la loro via, in questo tremendo periodo storico, per me rappresenta l’unico modo per allontanare gli incubi e vivere il presente, poiché mai il futuro è stato una tale incognita nella mia vita.

Svegliarsi la mattina prestissimo e avere gli animali accanto a sé; la colazione, una camminata, l’aria ancora troppo fredda che non promette primavera ma il canto degli uccelli che lo fa. Una giornata come un’altra, con gli impegni, le ore davanti allo schermo del computer e la mente nel verde di un bosco, la musica di Chopin che si diffonde nella stanza e i vestiti che asciugano al sole. Guardo gli armadi, i pochi vestiti che possiedo ma che sono tanti rispetto a quelli dell’infanzia, e poi le librerie, così piene che se compro altri libri davvero non so dove metterli: sono felice, mi chiedo? Se domani finisse il mondo, se Putin lanciasse le sue testate atomiche e se la Nato facesse altrettanto, che senso avrebbe avuto la mia vita? Sì, ne avrebbe avuto, rispondo. Per tutte le albe a cui ho assistito, per tutti i tramonti che ho guardato, per la mia capacità – forse danese o magari solo istriana – di amare l’essenza della vita, la bellezza dell’istante in cui le stelle illuminano il cielo e la luna si specchia nel mare, quando il gatto invalido ma infintamente sereno apre gli occhi amorevoli su di me o mia madre si addormenta serena sulle lenzuola che profumano di lavanda, per tutti questi istanti la vita ha valore e significato. Un prato verde, un giardino fiorito, un bosco lussureggiante e ogni cosa ha senso, bellezza, armonia, pace. Vorrei che l’uomo non distruggesse tutto, non ammazzasse il bello di questo mondo che è così pieno di vita: ma so che egli è l’uomo e che la sua natura è distruzione. Non possiamo fare niente, non abbiamo il potere di fermare questa deriva selvaggia e primitiva, possiamo solo dire hygge, se lo vogliamo, e vivere la magia di un istante come se fosse l’ultimo o come se fosse eterno.