Ippocastano, un gigante in pericolo
L’Aesculus hippocastanum è un maestoso albero che raggiunge gli oltre trenta metri di altezza su più di tre di circonferenza del tronco, chioma molto folta, corteccia scura e screpolata. Le foglie sono opposte, con lungo picciolo ruvido, palmate a 5 – 7 foglioline ineguali e dentate; fiori bianchi macchiati di giallo e rosso in aprile/maggio, raccolti in grappoli vistosi. Il frutto è una capsula verde spinosa contenente 1 – 2 grossi semi marroni.
Nonostante il nome comune di castagno d’India, quest’albero non è originario dell’India bensì dei monti della penisola balcanica. La coltura fu introdotta nel resto d’Europa nel XVII secolo ma già nel XVI lo si trova nominato e raffigurato nei Commentari del Mattioli che l’aveva ricevuto da Costantinopoli. Si racconta che le sue castagne lucide e dure furono trovate negli accampamenti turchi alle porte di Vienna, durante l’assedio del 1683. Nel giro di pochi anni l’ippocastano incontrò il favore dei giardinieri e dei privati e per secoli l’albero era distribuito in tutta Europa.
Ben presto si scoprirono anche le sue proprietà benefiche, contenute sia nei frutti che nei fiori, foglie e corteccia. Le castagne sono ricche di amido ma non sono commestibili, a causa del sapore amaro. La farina ottenuta per macinazione rende la pelle brillante, mentre con la polpa è possibile produrre un efficace sapone. La polvere mescolata all’acqua elimina i lombrichi dai vasi delle piante più di qualsiasi altro rimedio chimico. I marroni si utilizzano nella fitoterapia per la forte azione sulle vene, per distendere i vasi e la cessazione delle piccole emorragie ad essi associate. Nota è anche l’azione contro le emorroidi, per curare le varici e stimolare la circolazione. L’uso della tintura è raccomandato dietro prescrizione medica, per curare la prostata e il varicocele. Buoni risultati si ottengono anche nella dismenorrea, specialmente quando il disturbo è legato alla viscosità del sangue. Sempre con i marroni si ottengono polveri e creme cosmetiche. Una mistura di mandorle dolci (farina), marroni (polvere), succo di limone e olio di mandorle risulta essere una crema nutriente molto efficace. I bagni con l’infuso di fiori favoriscono la circolazione e utilizzando l’infuso come lozione per il viso si combatte la couperose.
Ecco due preparati molto semplici da fare in casa che saranno validi per i disturbi circolatori e i gonfiori.
Olio di ippocastano
Ponete due cucchiai di foglie essiccate di ippocastano (le trovate in erboristeria) in 2,5 dl di olio d’oliva e bollite per un’ora a bagnomaria. Lasciate riposare a macero per 4/5 giorni, quindi filtrate. Utilizzate l’olio per i geloni, le varici e le emorroidi.
Infuso di ippocastano
Preparate un infuso con 80 g di foglie o frutti schiacciati (potete raccoglierli da voi) in un litro di acqua. Lasciate in infusione per una ventina di minuti e, dopo aver filtrato, fate degli impacchi, bagni o lozioni nel caso di cattiva circolazione e soprattutto di gambe pesanti e gonfie.
Per la couperose ottimo è l’infuso di marroni senza scorza.
Purtroppo, questo benefico e meraviglioso gigante, dopo secoli di successo e coltivazione nei giardini e parchi, ora è sempre meno presente tra i nostri alberi. L’architetto di giardini Paolo Pejrone lancia l’allarme sulle pagine del mensile Gardenia: i vecchi alberi muoiono a causa degli attacchi di funghi e insetti e di nuovi non ne vengono piantati. Il cambiamento climatico, poi, rende complicato coltivarli nei luoghi sempre più caldi della penisola; dopotutto, provengono dalle montagne della Serbia e amano il clima fresco. La situazione si aggrava con l’inquinamento che colpisce particolarmente le varietà tradizionali. Esistono, però, esemplari più resistenti che potrebbero sostituire i meravigliosi alberi che stanno scomparendo. Una delle varietà consigliate è l’Aesculus paviflora, senza un grande tronco ma comunque tenace nel raggiungimento dei cinque metri di altezza. Originario dell’Alabama non è ancora molto conosciuto, presenta una fioritura tardiva e colora l’autunno con belle sfumature gialle.
Albero longevo, robusto, di poche pretese, contento di crescere su suoli poveri e rudi, non vuole la potatura. Un albero perfetto per i giardini sempre più piccoli, esposti alle bizzarrie climatiche e con giardinieri incompetenti o assenti.
Ho la fortuna di vivere in una zona della città dove alcuni di questi giganti sopravvivono ancora e profumano l’aria nelle fioriture di questa stagione. In autunno posso raccogliere i loro abbondanti frutti che cadono sull’asfalto e mi ricordano gli anni di scuola a Portole, in Istria, dove queste creature gigantesche hanno accompagnato con i loro silenzi la mia infanzia.