Carciofo, disintossicante del fegato
Forse la miglior pianta colagoga, il carciofo è originario del Medio Oriente ed è molto coltivano nel Mediterraneo. Già gli Egizi e i Greci ne conoscevano le proprietà medicamentose e culinarie. Il nome scientifico Cynara scolymus prende il nome dal personaggio mitologico di Cynara, bellissima ninfa di cui si innamorò Zeus. La leggenda narra che fu proprio il re degli dèi, mosso da cieca gelosia, a buttare in un dirupo la ninfa. Prima che la sventurata si infrangesse sulle rocce, la divinità mossa da compassione la trasformò in un carciofo fiorito. In Italia le prime coltivazioni risalgono al Quattrocento, prima nelle regioni meridionali e successivamente nel resto della penisola. Molti artisti hanno raffigurato il carciofo nei loro dipinti: L’estate (1568) di Arcimboldo, La fruttivendola (1580) di Vincenzo Campi e Carciofi (1985) di Renato Guttuso, sono alcuni degli esempi.
Il carciofo nella fitoterapia è una delle maggiori conquiste nelle affezioni del fegato e della cistifellea. Nelle campagne la medicina popolare ha largamente usato questa pianta contro l’itterizia e l’idropisia (anasarca o edema diffuso). La parte fondamentale della pianta, quale rimedio officinale, è la foglia, particolarmente amara, usata negli infusi e tinture. Il carciofo è una pianta erbacea, alta un metro circa, con fusto scannellato, foglie lunghe e larghe, color verde cinereo; i fiori a capolino sono costituiti da grosse squame di color verde violaceo. I fiori venivano usati per cagliare il latte, mentre le foglie tagliate e bollite tingono i tessuti in color vigogna dorato. L’importanza medica del carciofo viene riconosciuta soltanto a metà del secolo scorso, quando fu evidenziata la sua efficacia nella cura delle malattie epatiche e biliari.
Gli estratti di carciofo sono oggi presenti nella composizione di molti farmaci che agiscono sul fegato e sul metabolismo. I principi attivi del carciofo, come abbiamo visto, sono presenti soprattutto nelle foglie, dove la concentrazione di cinerina (principio amaro), alcuni flavonoidi e la luteina costituiscono i suoi principi essenziali. La pianta è inoltre ricca di enzimi, di inulina (idrato di carbonio molto ben tollerato dai diabetici), potassio e manganese. Dunque, le proprietà del carciofo sono quella coleretica (aumenta la secrezione della bile) ed epatoprotettrice (antitossica). Si utilizza in caso di dispepsia, colica biliare e insufficienza epatica ma solo dietro consiglio medico. Nota è la sua capacità di ridurre la concentrazione di colesterolo e altri lipidi nel sangue e di abbassare il livello di zucchero.
Forte la capacità diuretica e depurativa, in caso soprattutto di albuminuria e insufficienza renale. Il decotto viene consigliato per i lavaggi della pelle del viso stanca e impura; l’assunzione del carciofo sia nell’alimentazione che, come tisana, aiuta a mantenere la pelle luminosa. In cucina si usa il fiore e le brattee che lo circondano come verdura, sia cruda che cotta; cruda è utile soprattutto nella dieta degli anemici per l’alto contenuto di ferro.
Per uso interno la tisana si prepara con un cucchiaio di pianta essiccata in 300 ml di acqua bollente, si lascia riposare 10 minuti e poi si filtra. Inutile dire che non si tratta di una tisana gradevole ma estremamente amara; consiglio di aggiungere all’infuso 1 o 2 frutti di anice stellato e dopo averla filtrata un cucchiaino di miele. Si beve prima dei pasti, tre volte al giorno. I benefici si vedranno quasi subito e garantisco che diventerà la vostra migliore cura depurativa.