Altea o bismalva: proprietà e benefici
Il nome popolare di bismalva, due volte malva, rispecchia la grande efficacia dei suoi principi attivi. L’altea è arrivata in Europa dalle steppe asiatiche molto tempo prima dell’era cristiana e si è acclimata facilmente. Cugina della malva che popola gli orti e le campagne, ha un aspetto molto più robusto. La pianta, citata in uno dei Capitolari di Carlo Magno, fu coltivata per tutto il Medioevo come uno dei “semplici” più usati nei giardini dei monasteri. Dalle coltivazioni di allora l’altea è sfuggita per naturalizzarsi nelle nostre campagne e per popolare i giardini quale pianta ornamentale.
La specie decorativa dell’Althea rosea, chiamata comunemente rosa cinese o malvone, la troviamo con grande facilità nei giardini; tuttavia, questa varietà non conserva le medesime proprietà della pianta originaria. L’Althea officinalis è un’erbacea perenne, rivestita da una peluria bianca e vellutata, con radice carnosa e lunga di colore giallastro; il fusto eretto raggiunge i 30-60 cm di altezza, è robusto, semplice o più spesso ramoso. Le foglie sono sparse, picciolate, palmate, largamente ovali, dentate. I fiori sono abbastanza grandi, sorretti da peduncoli, solitari o abbinati, con la corolla di cinque petali bianco roseo fino a porporini che compaiono in estate. I frutti sono composti di numerosi acheni, con un solo seme ciascuno. Si trova nei luoghi umidi e paludosi, dal mare al piano submontano, in tutta Italia e nelle isole, ma più comune al nord. Ricca di mucillagini, olio fisso di betaina, vitamina A, sali minerali e asparagina (amminoacido). Le parti più usate in erboristeria sono le radici, raccolte dalla metà di settembre a marzo, poiché successivamente diventano legnose e difficilmente lavorabili; quindi, vengono decorticate ed essiccate in appositi forni. Anticamente la radice a fittone veniva tagliata a pezzi, grattata in superficie e infine composta in ghirlande che si lasciavano seccare in ambienti asciutti e ombrosi. Si utilizzano anche i fiori e le foglie ma sono meno efficaci rispetto a quelli della malva, l’omniamorba per eccellenza.
L’altea è molto nota per le sue proprietà emollienti, viene utilizzata ovunque vi sia infiammazione: per combattere la tosse, le faringiti, la dissenteria; il decotto, con cui in passato si frizionavano le gengive in fase di dentizione, può essere impiegato per fare gargarismi, risciacqui, compresse, semicupi. Utilissima nelle irritazioni gastro-intestinali, aiuta a combattere il reflusso e le coliti; in caso di cistite, combinata con la gramigna, è un rimedio eccezionale. Esternamente è valida per maturare ascessi o foruncoli, la si può mettere sulle piaghe infiammate, usare per le gengiviti e ascessi dentari.
Ecco alcuni esempi pratici:
Per i disturbi di tosse si fa bollire per pochi minuti una cucchiaiata di radici tagliate, in 250 ml di acqua, si lascia in infusione una decina di minuti, poi si filtra. Si addolcisce col miele di eucalipto o di lavanda per amplificarne l’effetto; si consumano tre tazze al giorno.
Per un utilizzo esterno si prepara un decotto di radici (una manciata abbondante) in un litro d’acqua, sempre una decina di minuti di infusione. Questo preparato va utilizzato per gargarismi, lavaggi, compresse (anche in caso di occhi infiammati), lavande e irrigazioni intime.
L’infuso di radici di altea è un ottimo rimedio per trattare l’insufficienza renale nei gatti e nei cani, in quanto combatte l’infiammazione e stimola la diuresi. Sarà sufficiente preparare un infuso con un cucchiaino di pianta, in 250 ml di acqua. Un cucchiaino di infuso nel cibo dell’animale, tre volte al giorno. I cani e i gatti sono creature meno intossicate di noi dal consumo smodato di farmaci di sintesi, per cui i rimedi naturali risultano infinitamente più efficaci.
Trovate le radici di altea per preparare infusi e decotti in tutte le erboristerie.