8 Ottobre 2024

Illegio, scrigno di arte e cultura

By admin

Il piccolo borgo di Illegio è un autentico gioiello di architettura montana carnica, sulle pendici occidentali del monte Strabut e vicino alla città di Tolmezzo. Circondato da rigogliosi boschi e floride campagne, questo incantevole e pacifico paese, in un lontano passato, era presumibilmente l’ultima fortezza inespugnabile dei Longobardi in regione, identificata da Paolo Diacono con il nome di Ibligo.

I Longobardi, come noto, sono stati una influente popolazione germanica che nell’Alto Medioevo ha conquistato l’Italia. Vediamo brevemente la loro storia e le implicazioni nei nostri territori. Il popolo longobardo si componeva di gentes (latino gens, gruppo di famiglie con una origine comune) che per questa popolazione non indicava unicamente un legame biologico ma un patrimonio culturale nel quale i membri si identificavano. Si unirono sotto la guida di re Alboino e conquistarono la penisola italiana. Dunque, i Sassoni (guerrieri spietati e custodi della tradizione), gli Svevi (abili fabbri), i Gepidi (impareggiabili cavalieri), i Burgundi (fautori di leggi e abili produttori di vino), i Turingi (grandi artigiani) e i Rugi (con notevoli competenze militari e forza lavoro) si unirono in un solo popolo stretto e fedele ad un unico re. A Cividale del Friuli stabilirono il primo Ducato in Italia e fu uno dei più influenti del regno. Basti dire che lo storico longobardo Paolo Diacono era di Cividale e documentò con dovizia di particolari la storia del suo popolo che tuttora possiamo leggere nel libro “Storia dei Longobardi”. La grande varietà di questi gruppi rese culturalmente ricco il loro regno, con sensibilità e capacità differenti delle sue gentes. Un metodo di vita che si rivelò vincente, poiché la fusione delle culture formò un tessuto sociale composito e straordinariamente resistente, durato secoli. Come abbiamo visto, fondamentale per i Longobardi, soprattutto al tempo delle migrazioni, era la coesione intorno al re, dove tutti collaboravano e dividevano il bottino. Tuttavia, Alboino morì di morte violenta per mano dei suoi, segno che il mantenimento di questi legami era assai complicato. Ciononostante, la forza dell’esercito longobardo e delle sue etnie che componevano il popolo, riuscirono a trasformare questa debolezza in una grande opportunità: si organizzarono in nuove identità collettive usando le diversità come possibilità di crescita. In Friuli il Ducato nacque nel 569 e fu Alboino in persona a fondarlo. Quattro erano i suoi municipi: Forum Iulii (Cividale del Friuli), Aquileia, Iulium Carnicum (Zuglio) e Concordia Sagittaria in Veneto.

Cividale del Friuli (Forum Iulii)
Aquileia
Zuglio (Iulium Carnicum)

Successivamente il territorio si ampliò, annettendo Carnium (Kranj, attualmente in Slovenia) e la penisola istriana in età carolingia. Con le conquiste dei nostri territori i Longobardi e i loro alleati smembrarono la X Regio Venetia et Histria e separarono la costa dalle aree interne, frattura ricomposta soltanto secoli dopo con lo splendore della Serenissima. Inizialmente i Longobardi erano un popolo pagano, tuttavia manifestarono da subito una inusuale tolleranza nei confronti della religione cristiana e col tempo iniziarono a convertirsi all’arianesimo.

Tornando a Illegio e alla sua origine longobarda, dagli scavi archeologici sono emerse notevoli fortificazioni, forse anche castelli della enigmatica Ibligo e, in particolare, il sito paleocristiano di San Paolo della fine del IV secolo, ossia la più antica chiesa rurale d’Italia. Si tratta di una fortificazione longobarda con i resti del luogo di culto cristiano di età carolingia e delle dimore medievali dei castellani. Il borgo, ricco di archi, di porte a portali voltati, si pregia nelle vicinanze della pieve di San Floriano, risalente al IX secolo. Al suo interno sono conservate sculture lignee del tardo Quattrocento e del primo Seicento, un altare di pietra dipinta e un ciclo di affreschi. Gli scavi ci raccontano la storia di nobili ai quali le autorità ecclesiastiche concedevano il diritto di possedere una chiesa privata, già nel IV secolo, mentre la storia della pieve è un esempio della prima forma di organizzazione minuziosa del territorio, sede di raccolte di tributi, di battesimi e sepolture.

Un luogo come Illegio non poteva essere privo di leggende e storie popolari, nello specifico la storia del castello che sarebbe stato distrutto nel 1315 dalla comunità a causa dei tanti delitti commessi all’ombra delle sue mura.

La caratteristica più suggestiva del borgo, però, non risiede nella sua storia antica e arcana ma nei suoi mulini ad acqua, tuttora visibili lungo il corso dei rio Tòuf. Il corso d’acqua che sgorga nella parte antica del paese, ha favorito nei secoli le tante attività dei suoi abitanti, in particolare la macinazione dei cereali quale sostentamento economico e alimentare della popolazione. Le prime attestazioni dei mulini per la macinazione dei cereali risalgono al XIII secolo e nel XVIII il numero delle macine crebbe esponenzialmente per la diffusione della coltura del mais, divenuta predominante.

Al tempo della dominazione asburgica nel XIX secolo, i registri catastali segnalano a Illegio la presenza di sei mulini, una pista da orzo e una segheria. Di queste strutture soltanto quattro rimangono integre e sono visibili lungo il corso d’acqua. Il Mulin dal Flec è l’unico ancora attivo e macina il granoturco. Si tratta del solo edificio con mulino ad avere un piano sopraelevato, dove un tempo alloggiava il mugnaio.

Accanto si possono notare i ruderi della “pista da orzo”: la forza idraulica azionata dalla pale del mulino qui serviva per decorticare l’orzo. Le macine tradizionali polverizzavano i cereali, per l’orzo, invece, si usava un meccanismo che determinava la pilatura del chicco. Una straordinaria varietà di metodi, dunque, una maestria antica che consentiva di produrre farine di vari tipi e specifiche decorticazioni del grano. La bellezza di questi mulini è straordinaria, il fascino rustico non può che conquistare il visitatore; lungo il corso del rio, tra giardini curati ed erbe verdissime, fronde di salici che sfiorano l’acqua e piccole cascate tra le pietre, sembra quasi di scorgere le agane (la fate dell’acqua) che insegnano all’uomo la magia dei mulini.

Illegio oggi è un paesino famoso per un piccolo miracolo compiuto da un sacerdote, un cultore dell’arte con una grande visione. Don Alessio Geretti, nei primi anni 2000, ebbe l’intuizione e il coraggio di organizzare mostre ed esposizioni con opere provenienti da collezioni private e museali, proprio qui, nel cuore della Carnia. L’iniziativa ebbe un grande successo e suscitò l’interesse del pubblico, tanto che la mostra oggigiorno è nota a livello nazionale ed europeo. In vent’anni di straordinaria attività sono giunte a Illegio 1.500 opere da musei e collezioni private che hanno attirato 600 mila visitatori. Attualmente è in corso la ventesima mostra internazionale (fino al tre novembre), il cui tema è proprio Il Coraggio. Alla Casa delle Esposizioni, in via Don Piemonte, si possono ammirare opere del Perugino, di Caravaggio, del Bernini, di Kandinskij. L’esposizione, molto ben organizzata, si avvale di valide guide (giovani preparati) che accompagnano il visitatore di sala in sala, spiegando il filo conduttore che lega epoche, stili e genio creativo. Tra le tante opere troviamo il Guercino, il Bronzino, la straordinaria opera di grandi dimensioni la Presa di Cristo nell’Orto degli Ulivi del Caravaggio, realizzata nel 1602, fino alla sfera di Arnaldo Pomodoro. Quaranta sono i capolavori esposti, partendo dal Medioevo per sfiorare la contemporaneità.

Guercino San Girolamo
Pittore lombardo San Giorgio e il drago
Mattia Preti Martirio di San Bartolomeo
Giampietrino Cristo Portacroce
Il Perugino San Sebastiano
Caravaggio Presa di Cristo nell’Orto degli Ulivi
Bernini Sansone squarta il leone
Bronzino La sfida tra Apollo e Marsia
Arnaldo Pomodoro Sfera

Tra le opere di eccellenza che si possono vedere anche nelle foto, segnalo quella di Alexander Rothaug (Vienna, 1870 – 1946), Nesso, olio su tela del 1930. Un autore che ha subito la damnatio memoriae per essere stato il pittore preferito di Hitler e che oggi viene riscoperto dagli esperti per la potenza evocativa dei dipinti.

Alexander Rothaug Nesso

Anche in questa scelta risiede il coraggio dell’iniziativa, la capacità di superare muri e pregiudizi lunghi secoli.

Visitare Illegio è un’esperienza completa che coniuga bellezze paesaggistiche, storia, ingegno umano e trionfo dell’arte. Non da ultimo la sua proposta gastronomica che profuma di erbe di montagna e prodotti genuini. Non vi perdete la Carnia e i suoi tesori, arricchiranno le vostre vite.