Raccontare la Toscana
Scrivere di argomenti riguardanti la Toscana era un mio sogno da tempo. La regione più bella del mondo, conosciuta in ogni dove, la patria indiscussa di quell’Umanesimo e Rinascimento che hanno condotto l’uomo fuori dai rigidi secoli medievali; studiata a scuola per i suoi artisti e intellettuali, per i suoi Comuni e le sue Signorie che hanno insegnato al mondo la gestione della politica. Chi non vorrebbe scrivere della Toscana? Chi non si sentirebbe onorato, sia uno scrittore di provincia o un autore di prestigio, di fare una ricerca su un qualsiasi argomento che la riguardi? Ebbene, per quanto mi riguarda l’importanza di questo progetto che mi è stato affidato va ben oltre. Per me la Toscana è sempre stata la terra dell’ideale massimo, del sogno assoluto, fin da quando ero piccolissima e vivevo a Stridone. D’estate, nel malinconico e semi abbandonato paese dell’entroterra istriano, giungeva da Firenze il maestro Bepi, un meraviglioso personaggio che insegnava a scuola nella “regina della Toscana” e si era formato professionalmente negli anni Trenta in terra istriana. L’esodo lo ha portato lontano da tutti noi, ma le vacanze scolastiche lo riportavano, per un paio di mesi, dove aveva lasciato il cuore. Era la figura essenziale della mia infanzia, colui che attraverso una magistrale e poetica narrazione mi raccontava le meraviglie di Firenze, di Pisa, di Siena, del Chianti; mi portava tanti libri, insegnandomi una lettura incentrata sul piacere della conoscenza e della crescita, e quando nei lunghi mesi invernali si trovava lontano, non mi dimenticava affatto, anzi mi inviava altri libri: guide artistiche della Toscana, romanzi quali il libro Cuore, l’Odissea e l’Iliade, la Bibbia e I Promessi Sposi, antologie scolastiche e dizionari della lingua italiana. Sapeva che per me non era facile crescere in quel posto, nella solitudine, nella mancanza di veri stimoli culturali che parlassero italiano, quello vero, non il dialetto. Ed io non l’ho mai dimenticato, l’ho sempre tenuto nel mio cuore, anche a distanza di molti anni dalla sua morte. Poi, a diciott’anni, me ne andai per davvero a vedere Firenze. Fui ospitata dalle figlie del maestro Bepi, in due meravigliosi appartamenti del centro storico, di epoca rinascimentale: un sogno per me, un vero sogno! Quando mi ritrovai per la prima volta in piazza della Signoria, davanti a Palazzo Vecchio e alla Loggia dei Lanzi, l’emozione fu tale che non trattenni le lacrime. Tutte quelle foto viste sui libri che avevo consumato a furia di leggerli e sfogliarli continuamente, ora erano lì, davanti a me, solo per me, in tutta la loro meraviglia. Un attimo, un momento infinito che mi sembra di vivere tuttora, come se gli anni non fossero passati e l’emozione fosse imperitura, immutabile. Il mio rapporto con la Toscana proseguì ancora, negli anni che seguirono. Visitai le altre città, passai delle giornate meravigliose tra le dolci colline senesi, la maestosità di Pisa, le straordinarie mura di Lucca, le spiagge della Versilia. Ma il vero legame nacque anni dopo, quando mio fratello si trasferì nel Casentino ed io lo raggiunsi per qualche mese. Fu in provincia di Arezzo, nel feudo dei Conti Guidi vicino a Poppi, che vissi per davvero la Toscana. Girai con i piccoli treni che collegano la provincia, con gli autobus, parlando con la gente, visitando le pievi, perdendomi nell’antica farmacia di Camaldoli e ritrovando me stessa alla Verna. Lì iniziai a scrivere il mio primo libro, Libera. Una storia istriana, guardando le autunnali colline del Casentino. Nella terra di Dante scoprii la meraviglia dell’arte, in quella del Petrarca capii ciò che volevo fare nella vita: mai tradirò ciò che la Toscana mi ha invitato a fare, potessi campare cent’anni. A breve uscirà il mio nuovo libro, un lavoro lungo, laborioso ma pieno di soddisfazioni; il frutto di una ricerca che mi ha arricchito solo come la Toscana poteva fare, ed io, umilmente, le voglio dedicare questa mia ultima fatica. Un omaggio alla terra che mi ha dato tanto, fin dall’infanzia, e che a breve ritornerò a visitare, poiché lì da tempo ho lasciato il mio cuore.